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16 avril 2005 6 16 /04 /avril /2005 00:00

E’ ricoverato in un ospedale di Parigi perché dal 7 aprile è in sciopero della fame per rompere quello che ha definito un silenzio assordante sulla situazione delle carceri e dei prigionieri. Nonostante le condizioni di salute (Oreste Scalzone non ha mai avuto un fisico da “guerriero” ma come dice lui stesso, gode di una “ottima cattiva salute”), non rinuncia all’idea di farsi intervistare, soprattutto perché vuole lanciare un messaggio diretto e senza infingimenti a tutti i “compagni di strada” di una vita : dai maestri come Ingrao ai giovani della nuova generazione politica emersi con i movimenti sociali di questi anni. “La differenza tra me e Pannella è che lui con lo sciopero della fame vuole ottenere delle risposte dalla società politica sulla situazione delle carceri e per ottenere un provvedimento di clemenza. Io con il mio sciopero della fame voglio mandare un messaggio a tutti coloro che in passato o nel presente, nella sinistra o nei movimenti, possono dire o fare qualcosa per rompere questo assordante silenzio sull’amnistia e sulle carceri”.

Il messaggio di Oreste Scalzone è chiaro e si articola su tre questioni :

- 1) Una soluzione politica sul contenzioso rappresentato dal carico penale accumulatosi sulle spalle di 5.000 persone nei decenni scorsi a causa dei reati associativi ma soprattutto delle aggravanti introdotte dalle leggi di emergenza che hanno appesantito enormemente le sentenze. Quando il ceto politico ha dichiarato chiusa l’emergenza ha lasciato intatto questo macigno del carico penale affidando la riduzione delle pene solo alle soluzioni premiali (la dissociazione) che abbiamo sempre rifiutato.

- 2) Riaprire una prospettiva abolizionista delle carceri e della detenzione come istituzioni

- 3) Fare qualcosa affinché l’orrore rappresentato dal sistema dell’emergenza si compia. Hanno estradato compagni come Paolo Persichetti ed hanno costretto di nuovo alla latitanza persone come Cesare Battisti. Si apprestano a farlo di nuovo e non mi riferisco alla situazione personale mia perché tra poco i reati di cui mi hanno accusato andranno in prescrizione.

Oreste Scalzone ha poi sottolineato come quel sistema dell’emergenza non abbia mai cessato di riprodursi e si regga ancora sul “partito della fermezza” dei vari Violante, Castelli, Pisanu. “Oggi ci sono quasi 17.000 procedimenti penali in corso contro circa 6.000 militanti o attivisti dei movimenti espressisi dagli anni Novanta in poi” - quindi in un periodo e con caratteristiche diverse da quelli degli anni settanta.

Nell’intervista con Oreste Scalzone si è poi inserito Paolo Cento (deputato dei Verdi) che uno dei pochissimi esponenti della politica - insieme a Giovanni Russo Spena del PRC- ad aver ripreso e rilanciato il tema dell’amnistia. Cento si detto poco ottimista sulle possibilità di portare oggi nell’agenda politica la questione dell’amnistia ma ciò non può significare una rinuncia a farlo comunque. Ha segnalato come sia stato attivato un Forum contro la repressione che ha preso spunto dalle incriminazioni per le clamorose proteste contro il carovita del 6 novembre scorso (la spesa autoridotta al supermercato Panorama di Roma), il dibattito e le iniziative in quella sede possono e devono incrociarsi con quello sull’amnistia.

Il testo completo dell’intervista ad Oreste Scalzone sarà disponibile a breve e “socializzato” a tutte e a tutti. La battaglia per l’amnistia deve riprendere vigore e non solo per raccogliere l’appello di Oreste Scalzone, è un problema di spazi di libertà e di memoria storica che i movimenti devono impugnare come uno strumento in più contro un sistema politico e giudiziario che si regge sull’ingiustizia...o meglio sulla giustizia di classe, un’occhiata a chi sono coloro che sono finiti o che finiscono in carcere lo conferma senza bisogno di troppi discorsi.

http://bellaciao.org/it/article.php3?id_article=8346

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