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Per ricominciare a parlare di Amnistia Possiamo dircelo, insegnarcelo a vicenda, compagni, compagne, persone amiche (e anche non...): chi dice movimento dice qualcosa di quasi altrettanto complesso, contraddittorio, enigmatico, sfuggente, incomprensibile a colpo docchio, e irriducibile innanzitutto a semplificazioni, a categoricità di giudizî, a sicumèra. Dice qualcosa di altrettanto irriferibile, dindicibile spesso, di resistente , di entusiasmante e disperante, di chi dica mondo. Di chi dica...vita, essere, tempo, senso, o anche solo ...specie, razza umana , o che so liberazione, o lavoro...
1. La preistoria Quando, nel giugno del 78 (poco più di metà del tempo che si dice trascorso tra Hiroshima e stasera....), un quartetto di noi Del Giudice, Piperno, Scalzone, Zagato.. (nomi come tanti, che sarebbero di lì a poco passati al proscenio del Circo Mass-mediatizzato dellInquisizione d Emergenza aperto al pubblico con lopening night del 7 aprile 79 ) un quartetto di no aveva avanzato sulla pubblica piazza, rivolgendo la voce in tutte le direzioni, una riflessione ad alta voce sul tema dell AMNISTIA, mi pare di ricordare che, con bella ingenuità, ci sembrava che le difficoltà (per dire un eufemismo) sarebbero venute dall alto, dallavversario o come altro si volesse chiamare il nemico (così lo avevamo percepito, largamente peraltro ricambiati e, da ultimo, con linteresse - non si sarebbe tardato a vedere - con interessi da capogiro e composti). E invece, quella che poteva sembrare un espressione ovvia, naturale (cioè, beninteso, come se), un po come Pane pace libertà ! daltri tempi e luoghi ; o, per venire a noi, o Più soldi e meno lavoro ! reddito desistenza !, pari riconoscimento della diversità, del differente !, si rivelò una parola quantaltre mai malamata. Quasi colpita da un sortilegio, uninibizione, un auto-censura, prima ancora di poter essere formulata a fior di labbra, mormorata tra noi, sillabata, anche solo per prenderla in esame, discuterne...
2. Una parola malcompresa Amnistia, Amnistia ! fu parola subito malamata (non mi permetterei di dire, malcompresa). Troppo day after, troppo rimante con sconfitta (e questo era incontrovertibile, la ragione per cui veniva proposta come qualcosa da rivendicare era che si considerava che sconfitta ci fosse stata). Rivendicare, rivendicazione : non mendicare, e/o reclamare : rivendicare nel senso che il termine ha nel sociale, e in questo caso non già nel senso sindacale, di domande, conflitti, pre-cotti, prestabiliti, piallati entro limiti rigidissimi di compatibilità, addirittura fino a concertazioni rigorosamente difensivi, di resistenza, comunque dominati dalla assimilazione dellidea che la vita è variabile dipendente rispetto alla logica delleconomia, del sistema, così come della ragion di stato (che, esse, sono mezzo & fine, strumento e orizzonte, che hanno ragion-dessere, in sé & per-sé ).
3. Per non parlare di sconfitta Sconfitta : per un punto di vista materialista critico, ovviamente , non si può escludere (sconfitta in una guerra, in una battaglia, sconfitta di un intero ciclo). Che questa non debba, non debba esser considerata definitiva e totale, beninteso, questo è importante : la Comune è, per certi versi, qualcosa che non è mai morta, come dice la canzone; che, anzi, ci parla di futuro ; ma che, su un piano dimmanenza, sul terreno dellimmediatezza e delleffettualità, essa fosse stata schiacciata, a noi sembra incontrovertibile, e il non voler/non poter riconoscerlo è foriero di mortificazione , effetto mortifero di vertigine soggettivistica mortale come il volo di Icaro. Però così era, nelle passioni, nel pathos abbigliato in Teoria, Etica pubblica, Ragion Rivoluzionaria! (anche questa è la complessità stra/ordinaria, sempre in bilico tra sublime e demenziale, di ciò che si chiama movimento) Rivendicare unamnistia sembrò implicitamente arrendersi, anzi, essersi arresi ; nominare la sconfitta era vissuto come crearla, come anticipazione di una disfatta a quel punto annunciata, disfattismo come fosse previsione creatrice, profezìa autorealizzantesi, malocchio. Appena un mezzo passo di lato, e "amnistia !" era malamata, sprezzata, ostica, invisa, contrastata, deformata, calunniata da un punto di vista opposto, speculare . Esso non era né nobile né demenziale, allinizio era un po infimo, avaro, micro-corporativo. Poi è diventato, a tratti, a volte, anche gratuito ; senza utilità, necess[arie]tà, vera. Quasi un se non è esclusivo, non ci interessa. 4. Un sottofondo comune Cera, tra luno e laltro esito, un sottofondo comune : non solo nel metodo, nellintolleranza, nel carattere categorico, immediatamente risentito con chi dice altre cose, non è sulla stessa linea, non conferma aspettative né vi si conforma. Una sorta di disaccredito , nutrito da scandalo per il fatto stesso che ci sia qualcosa e qualcuno di altro .Questo denominatore comune, per esempio, ai continuisti nellaffermarsi identici a se stessi ; o in quelli di assolutizzare ciò che si dice ed è nel momento è un esito, ci sembra, unilaterale, in qualche modo, della dialettica fra elementi, sfaccettature, ingredienti di quella che era stato un medesimo denominator comune di mentalità : la super-semplificazione binaria, dicotomica, per assoluti contrapposti in coppia, talmente speculari, simmetrici da essere ciascuno rovescio dellaltro.
5. I cicli dellamnistia Dopo tre cicli di sette-otto anni 78- 87 : lassoluto isolamento "amnistia" come parole al vento , come un disco rotto lo spazio, lo spessore del filo di un rasoio, di un funambolo o che forse manco cè. . 87- 97 : svolte, convergenza, illusioni. Troppo poco audaci per esser realistici. Canto del cigno e pietra tombale, la legge dindulto in Commissione Parlamentare Giustizia Poi , 97 sino ad ora, silenzio assordante ; manco a parlarne Ora se in concatenamento occasione Pannella size the time/ do the right thing . Io ho il destro di dire a quelli che, con un'unanimità rotta solo da preziose eccezioni quali la vostra , continuate a dire manco a parlarne? amnistia è parola irriferibile? Oppure se io dico: "ma vogliamo dire sì a un indultone che metta fuori i disperati; che liberi da spade di Damocle e sgravi da ipoteca 4000 manifestanti new global ; nonché se dico vogliamo cominciare ad aprire la discussione su un percorso di soluzione , su qualche iniziativa preliminare, sulle pre-condizioni ? Forse dopo disperanti isolamenti, e poi false partenze/falsi movimenti , e poi ricadere allindietro, questa è la prima volta in cui Amnistia ! è, in qualche modo, fatta propria virtualmente e non più malamata dall'insieme del Movimento.
6. Iperrealismo della ragione politica Forse per chi si è subito mosso (come Cobas, Papillon, voi), non si può neanche dire che sia servito il mio declic : evidentemente, non cera un blocco totale, un tabù come quello che invece si rivela nei silenzi come nelle vociferazioni dei troppo assenti . Appunto per questo è necessario (proprio noi che rifiutiamo l'alienazione politica, il ridurre la vita dentro il perimetro, i limiti, i bordi della cassaforma del Politico ), ragionare in termini à la guerre comme
. Rasoio di Ockham. Bisturi quasi di iperrealismo della ragion politica. Ecco : non ci si stupisca. Non è come un esitare di fronte al salto , o diventare improvvisamente parsimoniosi, come di chi abbia finalmente un gruzzoletto. Se si chiudesse, cortocircuitando, precipitandosi su una piattaforma, richiesta, o progetto di legge, o documento, sarebbe un peccato. Se non vogliamo un sicuro esito come per l' indulto del 97 , bisogna agire su alcune pre-condizioni. Anche solo per essere realisti, bisogna volare alto, andare in profondo. Prendere da angolature preliminari. Di questo vorrei parlare già da stasera con voi .
7. Lesempio sudafricano Nei giorni delle vociferazioni sinistre e oscene CONTRO LE PRESCRIZIONI (della fase di andata di cui sopra,) qualcuno aveva evocato la ragionevole idea direttrice di una soluzione politica damnistia per il contenzioso mai risolto anzi, residuo sempre più irrisolto dei cosiddetti anni di piombo (gli anni di quella che, con sguardo dinsieme e necessaria distanza, potrebbesser definita una lunga onda durto di sovversione sociale, terreno di coltura del prodursi di uno stato dinsurrezionalità endemica prolungata, subacuta e cronicizzatasi). Ma in quegli interventi, la cosa veniva legata al richiamo suggestivo (a cui tanti, tante teste pensanti si sono applicate) alla "Commissione- Verità e Giustizia" nel SudAfrica di Mandela. Ora come in modo pertinente altri avevano fatto notare articolare le due cose era improprio, e il mettere una forma del tipo di quella Commissione come pre-condizione di unamnistia sarebbe risultato sviante e iniquo. Nellesperienza sudafricana, infatti (a parte molte altre differenze) alla tavola della Commissione si confrontavano figure di tutte le parti in causa: cerano lANC e Winnie Mandela, e cerano i responsabili dell Apartheid, i De Klerk
cerano i neri e cerano gli Afrikaner, i sommersi e i salvati, gli oppressori e i ribelli, le fazioni
In qualche modo, alla cosa mi pare si possa dire che avrebbe assomigliato di più (anche se sono allergico alla dizione) lidea del Grande Pentimento di Cossiga
8. Le correzioni di rotta Nel far incrociare le cose, si arriverebbe a degli assurdi, degni di straparlare osceni come quelli dovuti sentire, nella fase di andata, da un Giovanardi o un Montefoschi (cfr., le demenziali sconcezze su i "terroristi rossi" come figli di papà in spyderina, ricchi che sparavano ai poveri e sono stati coccolati daglintellettuali di sinistra!) : sta a vedere che il luogo, lemblema paradigmatico delle impunità, del sottrarsi alle proprie responsabilità, dei misteri su cui far luce, diverrebbe un pugno di nojaltri, un pugno di stracciaculi latitanti ! Forse che dovremmo spiegare anche le Ustica ? Fausto Bertinotti e Massimo Cacciari, col garbo che si deve ad un errore che si presume da malinteso, spiegavano che i due piani e i tempi si dovrebbero separare : unamnistia, che è tuttaltra cosa, e poi eventualmente ben venga la tavola
Forse anzi, assai probabilmente a rischio di sorprendere, e quasi certezza di attirare come minimo perplessità, o anche riprovazione e altra forma di ostilità alloccorrenza anche mal-pensante (e mal/ -dicente, -evola, -animosa), sprezzante, da parte di molti anche inscritti in quello che si dà, pur in senso lato, come nostro campo, (magari compresi gran parte di quelli dellassordante silenzio, del neanche a pensarci, dato il clima ) ; sapendo dunque di poter magari amareggiare, deludere, addolorare alcuni e alcune, sarei portato a dire : limportante è disgiungere. Se rivendicare in queste condizioni una misura concreta di "rinuncia alla pena" dovesse essere solo il destro offerto ad una sorta di sordido (in alcuni casi consapevole, intenzionale ; altrimenti come effetto, come risultante sistemica) gioco della crudeltà, tanto vale congelare la rivendicazione esplicita damnistia, e rilanciare prendendo in parola chi lha sollevata la proposta, la sfida, della tavola sul modello della Commissione in SudAfrica.
9. Il nome della tavola Per questa tavola, non si potrebbe che partire dal titolo generale, che non può che essere politica e crimine nella storia, nel pensiero giuridico, etico, critico, politico. "Crimine" di Governo, "crimine" di Ragion economica, "crimine" di Ragion di Stato
, "crimine" dideologia, di rivoluzione, di "Giustizia penale" -e anche di giustizia-, o di libertà, o perché no ? amore
Ecco : di questo immenso libro, noialtri possiamo costituire un capitolo, non certo la totalità, né la quintessenza
Rimessa la cosa su delle gambe, la discussione sulle legittimità, il senso, i nonsensi, della memoria e dell oblìo, della pena e della "rinuncia alla pena" -o "oblìo giudiziario"- , può procedere in modo non becero e specioso, viziato e in definitiva impotente. E dunque, potrebbe incardinarsi un dibattito, anche controverso, su un amnistia, o amnistia/indulto, comunque su misure di tipo amnistiale. Per ora, il discorso si ferma qui : a questa sfida sulla tavola. Non senza anticipare un qualcosa che riprenderò: lofferta rinnovata a metterci del mio. Perché "unamnistia è sempre anche reciproca": amnistia del contenzioso, di debiti, crediti, identità di vittime, percentuali di colpa. Questo, non ha nulla a che fare con pacificazioni dei conflitti. Anzi io parlo dell idea direttrice - che, per dirla con Foucault, è diversa tanto da utopia che da velleità- di un abolizionismo penale radicale (e su questo torneremo.)
10. Lorigine dellerrore Basti solo dire, qui, che noi riteniamo che proprio dalla sostituzione del nocciolo vivente dei movimenti sovversivi operai, proletarî che diciamo, forzosamente come sempre un po quando si data serano dispiegati tra il 1848 (quel 48 mille volte maledetto dai borghesi,) e la primavera 71, quel 18 marzo dellinsurrezione della Comune di Parigi (che sarà sempre e comunque la più gran festa del proletariato); dalla sostituzione della radicalità del comunismo come movimento, idea-forza comune nell"Associazione internazionale dei lavoratori", con molti altri ingredienti, dottrine ideologie pratiche, di sostituzione primo e peggiore, lo statalismo, (di Stato peraltro etico ed etnico, di matrice lassalliana, come assurdità vertiginosa di vederlo come presidio degli sfruttati contro la classe padronale) sia iniziata quella catena di arrovesciamento controrivoluzionario delle "Rivoluzioni" e dei "©omunismi", che si è nutrita dei sotto- e bassi-fondi peggiori delle teologie dello Stato, aggrovigliate con la auto-teizzazione del dispositivo cronofago cosmo-macchinico-poïetico dell Economico, del Capitale.Le dialettiche della Colpa e del Castigo ne sono intimamente costitutive
.
11. Parlo per me Non rappresento alcun altro, dunque non per arroganza, ma per scrupolo di verità, parlo per me. Sono disposto ad offrire senza ovviamente alcun "riconoscimento di debito nei confronti della Giustizia penale del mio Paese, dello Stato, le sue istituzioni, i "Poteri costituiti", l establishement/nomenklatura e al contempo preciso con una totale assenza di risentimento o sprezzo nei confronti di qualsivoglia vittima che gridi vendetta piuttosto, con la pena e lorrore di vedere queste persone, innanzitutto esse stesse, per prime, schiacciate su una condizione mortificata, morta prima ancora che mortifera , sono dunque disposto a mettere quel che posso come contributo ad una " riparazione simbolica. E quel che posso è rinunciare ad una prescrizione che viene, e ritornare alla condizione di partenza, come qualcuno che, volontario o estratto a sorte, propone al Moloch una "bassa intensità" della consumazione del rito del " capro espiatorio ". Questo mettere quel che posso lo avevo già offerto, sottoposto alla discussione tra noi, come tentativo di azione di resistenza umana, come iniziativa tesa ad acquisire degli obiettivi di difesa, di salvezza, di persone con cui ho condiviso aspetti elementari di vita e destino (motivi questi, che continuano peraltro a starmi disperatamente a cuore
). Il silenzio, il tentativo di dissuasione, compatto, senza praticamente eccezioni, che sono andato raccogliendo, era in parte commovente, tanto era attribuibile innanzitutto ad una reazione protettiva, di affetto; ma, almeno altrettanto, esasperante, per il carattere surrettizio e spesso sofistico degli argomenti. (certo, è segno damore il sacrificare intelligenza e ridursi a dire delle banalità zoppicanti, per trattenere qualcuno dal far qualcosa che sembra possa nuocergli, cadendo però nella solita trappola di decidere ciò che è bene per qualcuno, ritenendo di saperlo meglio di lui).
12. Attenti ai rischi Ecco: anche di questo credo di avere in qualche modo una certa legittimità a voler discutere, senza argomenti di suggestione, e col massimo di pertinenza : affinché un gesto interpretabile "piuttosto nei termini spinoziani della necessità, che in quelli sartriani della scelta" possa essere valutato senza sovradeterminazioni comunque impertinenti, e alloccorrenza possa essere spremuto come un limone, non lasciato sprecarsi, come un frutto che marcisce non còlto . Se a questo punto un contributo da parte mia, un contributo nostro, cioè del sottoscritto e del pugno di compagne e compagni più vicini e complici, può avere una qualche utilità, essa non risiede in una compiaciuta ripetizione, nel darsi ragione a vicenda, nel felicitarsi della sintonìa trovata, nel sottolineare il piacere (soddisfazione, e se si vuole consolazione) di potersi dire che un qualche passo avanti lo si è fatto. A rischio di apparire ai proprî stessi occhî una sorta di guastafeste, din/contentabile, conviene aver locchio, ai possibili angoli morti, al rischio del ripetersi del già visto, dei punti dinciampo e delle trappole, e degli effetti-boomerang sempre in agguato.
13. Un sogno nel cassetto Per tentare di dirla in breve, in parole povere, terra-terra, nude e crude e dandosi appuntamento ad altri luoghi, forme, momenti per approfondire assieme, con un metodo di ricerca, anche di controversia, mirante a una incessante auto-correzione, reciproca, comune, e via via con altri. Se qualcuno mi dicesse, come in un gioco-di-società, e sul serio da bambini, da notte di San Lorenzo, "esprimi un desiderio"; il mio sogno non dovrebbessere la speranza impaziente di vederci/vedervi passare allazione così, allo stato attuale delle cose, contentandosi dello stato dellarte, chiudendo il perimetro, assumendo ciò che è già come grado di disponibilità, volume e spessore dellargomentazione delle ragioni, grado di messa a punto degli utensili dogni tipo, livello dintensità delle motivazioni. Vale a dire quellessere sufficientemente agguerriti, in un crescendo sinergico di passioni ragionate e di ragionamenti sufficientemente appassionati da potersi tradurre in dispiegamento di potenza, di azione. Naturalmente, a caval donato non si guarda in bocca, e una volta che la cosa sia partita, mettersi a vociferare di false partenze/falsi movimenti può essere la cosa peggiore. Però non siamo ancor là.
14. Un gioco al ribasso Ecco: per spiegarmi. Fosse per me, non spingerei, tirerei per la giacca Giovanni o Paolo (poi che loro sono qui stasera), perché assieme con alcuni altri amici e compagni parlamentari che per molti come me possono essere un po paracadutati oltre le linee, o esploratori e mèssi, diciamo, in modo semiserio, in partibus infidelium si precipitino a rilanciare, proponendo un disegno di legge damnistia e/o indulto ; o come prima cosa si facciano promotori di testi, ordini-del-giorno, mozioni da far circolare, nel Parlamento italiano e/o a Strasburgo. Né proporrei a cerchie più o meno fisicamente prossime fino a quelle divenute familiari; e poi passando alla articolata galassia di un rizoma continuamente in estensione di attiva disponibilità alla solidarietà (certamente, in una relazione dempatia, e se ci sono limiti, difficoltà ad una azione efficace, questo dipende dal doversi confrontare a problemi colossali e volizioni ostili con forze ìmpari e a volte con la sensazione di battere e ribattere, girando intorno, su rompicapo, su problemi formulati, posti in modo che non ammette soluzioni, talché si ha a volte la sensazione di un rovello senza sbocchi, senza scampo) di cominciare con lo stendere un cahier des doléances, una richiesta, un reclamo, un appello. Credo che, se si partisse così, se si ripartisse da una focalizzazione, da un obiettivo così concentrato, non si potrebbe che andare, direi, sicuramente a conoscere ciò che si è vissuto allindomani del voto, nella commissione-Giustizia della Camera del Parlamento italiano, del progetto unificato dindulto, sul fare dellestate 97. Sarebbe un peccato. Per questo credo che si dovrebbe aver la forza come sorprendendo luditorio con una sorta di (apparente) ribasso di esser noi per primi a dire: non lanciamoci subito nel ping pong Amnistia, sì! o no!.
15. Non avere fretta Un po, intanto, con in testa la capacità di sorprendere, laffermazione di radicale indipendenza, fino a sfiorare limpressione di una sorta di autarchica affermazione di autosufficienza, del Diogene che dalla sua botte risponde ad Alessandro Magno che gli domanda cosa gli serva, replica, niente ti chiedo, se non che ti sposti per non continuare a far schermo al sole. Non si tratta di una vertigine di arroganza, a ostentazione di unautosufficienza, di lusso di un piglio orgoglioso. E che, se noi vogliamo non rischiare il velleitarismo, le conseguenti frustrazioni atroci, nonché la dissipazione di un embrione di potenziale è meglio sapere che nessuna misura di soluzione politica, damnistia o di tipo amnistiale, è pensabile, se non collochiamo il discorso su un livello più alto, non investiamo piani, questioni, nodi di problemi più vasti, generali, fondamentali, che peraltro hanno una loro pregnanza, a mio modesto avviso, che non può non coinvolgerci come militanti, come gente che considera che una trasformazione radicale delle cose, del loro stato e del loro corso, è necessaria; e che la scommessa sulla sua possibilità è una sfida permanente. Per questo penso che dovremmo dirci, e dire, non ci sperate. Non veniamo a offrire la testa allo scempio di tagliagole dinfimo genere, che non aspettano che dare il via ad una riedizione del loro gioco della crudeltà. Per quanto ci riguarda, congeliamo aspettative e rivendicazioni. Facciamo come se non avessimo fretta. Dichiariamo unilateralmente una pausa, unepoché. Secondo me, se ci riuscissimo, dovremmo fare come se non avessimo fretta.
16. Laffaire Izzo Non dobbiamo subire la coazione a confermare le loro previsioni di gente pronta a giocare il gioco abietto (se fatto da umani) del gatto-col-topo. Non precipitarci a combaciare con la silhouette che hanno tracciato sullo specchio, apposta per noi. Non essere, spinti da coazione, ad essere come irresistibilmente attratti dalla trappola, dalla gogna che ci hanno preparato
Perché questo almeno alcuni hanno mostrato e ri-mostrato di essere. Chi (come, salvo convincente smentita, come il ministro Castelli) ha tentato di speculare perfino su una vicenda da incubo come laffare-Izzo, merita lo si consideri, non già un nemico, ma un abietto personaggio, indegno di esser gratificato della qualifica di «Nemico». Comunque, possibile che si possa lasciar gente di tal risma continuare a vomitare quelle che sono, peggio che il resto, idiozie ? Che non si obietti, fulminandoli, che ciò a cui rinviano vicende come quella, non è certo un preteso lassismo, la manica larga nel concedere semilibertà, ma, esattamente, il torbido sottobosco di premî a delazioni, il mercato delle infamie, roba da cordate poliziesco-criminaloidi, nelle sentine grigiastre dei rami delle buoncostume e delle squadre narcotici
? E soprattutto, che levidenza talmente evidente da restare occultata, come la «lettera rubata» di Poe, è che il moltiplicarsi di vicende alla Izzo rivela il fallimento del fatto-carcere ?
17. Il carcere è criminogeno Il dettaglio delle semilibertà è solo unoccasione di disvelare la natura organicamente, intrinsecamente «criminogena» del carcere, e più in generale il sinistro assurdo penale. Talché la principale conseguenza logica andrebbe nel senso di un radicale abolizionismo penale «come idea-direttrice», per dirla con Foucault (in «Difendere la società»). Bisognerebbe, compagni e compagne, portare il discorso, imporre il terreno dellagire per rimuovere degli ostacoli, cioè lavorare sulle pre-condizioni. La questione del quorum è, paradossalmente, la più semplice, roba dintendenza. Cè tra noi (a cominciare, stasera, da Giovanni Russo Spena, da Paolo Cento), una serie di persone che ha elementi, strumenti, un sapere ben maggiore del mio si tratta di escogitare, provare, innescare processi a catena
Ben più radicale è la questione delluso delle «parti civili», lo scatenamento di una vera e propria ossessione punitiva, di una tossicomanìa penale di cui il sottoscritto ha parlato e continua a parlare, non fossaltro che perché spinto dalla molla come di un ossessione. IL loro » punto debole, è che ciò che fanno in materia è criminalità pura, roba da peggio-che-prosseneti.
18. Ma nessuno è sottouomo Questa mentalità mostruosa li colloca su un piano intellettuale ed etico non così lontano da quello degli Izzo (beninteso, noi non scenderemo mai sino a disconoscere a chicchessia la qualità di «umano» : demonizzazioni, « bestializzazioni», dinieghi di umanità, classificazione come «sotto-uomini» fosse anche per il peggiore delle SS fa saltare a pie pari dentro il paradigma a cui le SS si ispirano
Ciò detto, e considerato che ci interessa la critica, e pratica, di sistemi, rapporti sociali, logiche, istituzioni
., e non la caccia a Colpevoli
, è evidente che non possiamo risparmiare a chicchessia un giudizio di aberrazione intellettuale, e abiezione etica. Ecco : la tipologia-Castelli è al di là dell inimicizia spregevole (parliamo, ovviamente, delle sue manifestazioni pubbliche ; parliamo di enunciati, di comportamenti, di decisioni
, non ci interessa mai per presuposti di metodo voler attingere, che so, la verità vera, ultima, sulle intenzioni di chicchessia
). Potete capire cosa pensiamo del livello di degrado espresso dalle logiche che ispirano i comportamenti, poi, di un Brutti, pronto a fare il portatore dacqua dei Castelli ; pronto a contravvenire persino ai riflessi condizionati delle opposizioni di Sua Maestà, che non fossaltro che per faziosità da concorrenza non usano andare in soccorso di un governo periclitante che va sotto
, sol che si implori il loro voto per salvare una legge forcajola (come bene hanno mostrato Antigone e altre associazioni a proposito del balletto intorno).
19. Unoffensiva culturale Ecco: si tratta di condurre una fase di offensiva : culturale, su temi di fondo, a tutto campo. Il prendere in parola il discorso del modello sudafricano, rinunciando ad avvalersi dellargomentazione di un Bertinotti ed un Cacciari che dimostra in modo incontrovertibile quale dovrebbessere la sequenza . Per dire : Non importa. Ci va bene che prima si vada a questa tavola , io credo sia una carta da giocare. Con lucida, implacabile, stringente postura offensiva. Mi permetto di attirare la vostra attenzione sullargomento che ho abbozzato altrove sulla domanda: cè qualcuno che ha il coraggio, la sfrontatezza di argomentare ciò che è implicito in tutta una serie di discorsi e attitudini (a livello di "società politica", "intellettuale", mass-mediatica, civile), in uno scenario di estenuanti e disgustosi giochi multipli e incrociati di doppio-pesismi, fra [de]negazionismi e iperboli accusatorie, giustificazionismi e demonizzazioni a seconda, a rispettive e reciproche alterazioni continue dei parametri, dei pesi e misure, dei codici, dizionarî, presupposti, grandezze, durate, regole del gioco; in un estenuante misto di omologia, di perfetta specularità, di mimetismo parossistico, in una competizione in cui ogni asserto e atto è al contempo disconosciuto, auto-contraddetto alla fine della fiera.
20. Il Carnevale della storia Questo carnevale al contempo ipocrita e sfrontato si consuma a saldo di un "secolo breve", cominciato col colpo di pistola di Sarajevo e prolungatosi fino a oggi, gocciolando sangre y mierda, mettendo capo a un unico immenso Libro nero, tra sterminî e controsterminî, colonialismi e controcolonialismi, totalitarismi e contro-, rivoluzioni e controrivoluzioni. Fino al kitsch di stili post-moderno, post-economico, tecno-capital-statale assolutista totalitario integrale ai bordi del post-umano (considerato come insieme, di tutte le tesi e le antitesi, tutte le dialettiche e sintesi, le guerre e le paci che ci propone, tutti i rompicapo, i dilemmi che ci impone per finire attratti nel fango per schierarsi come àscari, sbirri, kapò di una delle facce, delle sue Coppie maledette, tentacoli dellIdra a terminazione bicefala).
21. La maledizione di Giuda Dopo questo secolo illusionista, in cui il pensare è ridotto a Propaganda di guerra di concorrenze sleali, competitive a morte ma in ultimanalisi coalizzate contro il basso, gli asini tra i suoni, secolo illusionista di logos ridotto a cappî di un generale incaprettamento/autoincaprettamento logico, etico, sentimentale, unisono di cacofonie formanti stridore uniforme, agghiaccianti vociferazioni urla sussurri di ircocervi di lupagnelli facentisi lupo nel pretendersi agnelli, in cui questa specie animale parlante, razza umana mortale, è fuoriuscita dal campo magnetico dell "istinto di conservazione della specie", comune a tutte le altre, realizzando il più colossale esempio di autodistruzione mai verificatosi nella sua intera vicenda, nonché del vivente è possibile che, alla fine di questa fiera insanguinata e atroce fino al grottesco, ad un pugno di gente senza alcun santo in Paradiso, e solo ad essa e per sempre senza santi, venga riserbata la parte in commedia che una certa teologia ad usum assegnava a Giuda Iscariota, lunico certamente dannato se ve nha, poi che ce nè, paradigma del Maligno, del "Male nella Storia" ?
22. Una domanda, per finire Un ultimesempio : tutti i Soloni-AnimeBelle predicano le virtù delle pacificazioni. Le predicano a Tutsi a Hutu a Ceceni a Ebrei a Palestinesi, Israeliani, Algerine. Si chiede oblìo, rasserenamento, elaborazione del lutto, uscita dallarrocco che necessita di Vendetta. Lo si chiede a destra e a manca, a genti dogni tipo, se ne lodano i segni, anche quando sono da stanchezza. Genti dogni tipo dovrebbero dimenticar sterminî, e lunica eccezione riguarderebbe lItalia, e in Italia una parte sola, alcuni che urlano di più, come fossero i soli, alcuni che sono violentati da dealer della tossicomania penale, gente in camicia bianca, Senatori di qua-e-di-là, Direttori e Opinion-Maker, che gli maledicono siete condannati ad aggirarvi come anime in pena , anime perse, zombi Ministri e Ministri-ombra, Castelli & Pisanu & Brutti & Violante &compagnìa infame, tanto per non far nomi. gente altolocata che "meglio farebbe a legarsi al collo una macina da mulino". Qui NO, in Italia No, i Signor Berardi devono essere tenuti nel forno che fa impazzire il cervello, come cani, allinfinito ? Cè qualche Signorone dellIntelligenza disposto a dire in chiaro tutto questo, ed assumerlo ? Dovremmo forse concluderne, nojaltri, che con noi, con un pugno di stracci che volano sempre e solo loro, LorSignoroni dogni colore possono fare ciò che gli pare, perché in questo caso si tratta di gente ormai/già "i-ner-me" ? Bisogna concluderne che in questo caso e solo in questo, non cè scampo ? Bisogna consegnare questo alla riflessione dei giovani di domani ? Passo e chiudo per ora, arrivederci. A risentirci
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