l' E-mail del lunedì, prima puntata - n° 0.1 (in anticipo)
Paris 10 novembre 2008
'Pulci nell'orecchio'
Qualche riflessione su alcuni nodi del movimento in corso, e in particolare sulla questione Onda anomala e fascisterìa, e su comeaffrontarla
'Chiamiamo movimento...'
"Sapienti" in niente (pluralis...d'imbarazzo), ci occupiamopiùcchealtro di movimenti. Di quelle confluenze, o per meglio direcoalescenze, che si determinano quando avviene il riconoscersi digenti - quantità di persone singolari, ciascuna con la propria nascitae morte, tracciati, territorî esistenziali, dolori, affanni,necessità, passioni, testa - in un denominatore comune, in unacomunanza che non ne annulla, come accade nell'effetto di branco del"cameratismo", la singolarità, ma le dà uno spazio di respirazione. Movimenti moltitudinarî, moltitudini umane, di classe e a volte dilingua, di genere; movimenti di chi sente la propria potenza di vita,la forza di forme d'esistenza, di bisogni, di ciò che si chiama (eaccantoniamo la controversia) passioni o desiderî, e al contempo senteil corsetto, il 'letto di Procuste' dell'organizzazione sociale, delleNorme, delle logiche materiali - a cominciare dall'economia - controquesta possibilità di 'sbocciare' ed espandersi. Movimenti di lotta, dei "chi", di quanti sentono passare il propriotempo di vita, la propria esistenza come utilizzata, amministrata,decisa, comandata e stroppiata da altrui; e soprattutto da anonime ecogenti forze (nel senso che la parola ha in fisica), da implacabililogiche e ragioni, che come dispositivo di produzione di infelicitàd'ogni tipo si aggiungono al male di vivere costitutivo, ai dubbi eassilli e sospetti di nonsenso connessi con la cognizione dellamortalità, e avvelenano ogni scorcio di vita, già impossibilitato ascacciare come un cattivo pensiero l' idea di essere comunque acredito, provvisorio come la luce della fiamma di una candela - sola,'prima e ultima'.
Movimento, è quando si aggregano larghi insiemi di soggetti di questaspecie "anomala" - sapentesi - definita <specializzata nella parola> epercio', essendosi affrancata dalla regolazione dell'istinto di suaconservazione e sportasi fuori dell'essere, nel tempo, nel conoscersi,nel percepire l'alterità ; è quando gruppi che riconoscono bisogni,passioni e sogni, comuni, si mettono in moto contro l'inerzia dellostato di cose e esistente e delle dinamiche che scaturiscono da unacontinuità dei suoi principî attivi. Movimenti, che noi abbiamo colto soprattutto nel loro denominatoresociale, cosiddetto <di classe>. Se questo non è esaustivo di tutti imovimenti possibili, il pensare di andar cercando tutto il restofuorché questo, è senz'altro senza lume. E in effetti, i momenti di grande crisi sono anche momenti dellaverità che a quel punto di vista riconducono: non perché ci sia unagerarchia che renda più "reale" o "importante" quel rapporto e quellacontraddizione rispetto, che so, a quella 'di genere', o di altriinsiemi definiti da discrimini particolari ; oppure rispetto a quellache incombe su tutti e ciascuno - catastrofi del mondo, diciamo,"psicofisico" - sul piano delle diverse ecologie.È piuttosto che il contrasto, l'ostilità, la contrapposizione dilogiche rispetto a funzioni e caratteri sociali permette un approccioimmediatamente attivo, senza differimenti e tra[n]sferimenti nel tempoe nello spazio. 'All'osso', proletariato sovversivo è questo...
"Ci dicono dalla regìa..." : il pensiero bifido
Incessantemente ci dicono dalla regia, 'al dritto' che questo èl'unico mondo pensabile, e che proseguendo nella sua autodinamicaandrà ad essere 'il migliore dei mondi possibile' ; e 'al rovescio',con un sistematico contrappunto, che questo mondo corre allacatastrofe. Non sono più 'voci dal sottosuolo', di risentiti, iper-critici,millenaristi apocalittici...; piuttosto - appunto - voci dall'alto, dai"piani alti", a cominciare dalla pletora di organismi onusiani, cheprofetizzano ecocatastrofi (e catastrofe demo-sociale) incombenti. Al limite, poco importa qui il se, o l' in che misura, tutto ciò siamaterialmente concreto, o se, e in qual misura, possa esserci - per lepiù svariate sinergie di moventi, ragioni e sragioni - suggestione,estrapolazione al limite che non tiene conto dei dispositiviautocorrettivi, di feed-back: nell'uno, come nell'altro caso (e intutte le possibili comunicazioni e sfumature) anche "semplicemente"questo messaggio - con tutti, poi, quelli correlati - provoca nelleteste la vertigine d'angoscia del "No future". Non solo : l'effetto di "ossimoro prescrittivo, normativo, coatto"dei messaggi ingiuntivi bifidi, autocontraddittorî a getto continuo,di cui parlavamo ; il divenire - il fatto che il Discorso divenga unmartellante double bind, ingiunzione sistematicamente contraddittoria; l'inflazione esponenziale continua di informazioni, e contro-, emeta- ; il moltiplicarsi di incertezza di vero, falso, simulato ; lapermutabilità di ogni asserto nel comune sospetto di inautenticità ;la 'Babele di ritorno' di egotismi egolatrici, di particolarismiciascuno volentesi assoluto, di conati eguali e contrarî di Totalità[...] tutto questo non può che scatenare uno sfacelo catastrofico piùveloce e - per la specie - decisivo : quello (nella fiera della Doxa edello Spettacolo che prende il sopravvento sull'appercezione di unreale) del senso - una crisi della semiosfera e della logosfera :crisi catastrofica del 'mentale'. Psico-, e dunque eto-,antropo-catastrofe... [...]. Si tratta a nostro modesto avviso - avviso offerto a contraddittorio,a confutazione a contestazione -, di cominciare (non cadendo nellatrappola dei "due tempi", o di una distinzione di "piani", per esempiotra azione e riflessione, tra azione e riflessività critica, tendenteall'auto-modificazione) a vedere in che misura il logos dei movimentisia perfettamente dentro questa deriva e vertigine : variamenteomologico, e - nelle sue componenti soggettivamente, intenzionalmentepiù radicalizzate (che ci stanno particolarmente a cuore perchéesistenzialmente, sentimentalmente, nella quotidianità di tutta lanostra vita, sono le nostre) - condannato a nutrire di continuo questaomologia per l'effetto di coazione alla mimesi che la ritorsionecomporta - così cadendo in quella che René Girard definisce<concorrenza mimetica>, tra "eguali e contrarî", speculari,epperciòstesso dannati al circolo vizioso : "quanto più identitàidentiche, tanto più 'all'ultimo sangue', con un bisogno reciproco diannichilirsi, come due nazionalisti l'uno in faccia all'altro, urlantiall'unisono nelle rispettive lingue il medesimo grido patriottico...
Movimento della critica sovversiva radicale,o catastrofi
Dato il sovraccumulo di crisi catastrofiche in corso e annunciate,occorrerebbe che fosse già avvenuta una mutazione irreparabiledell'umano perché non si sviluppasse rivolta, perché tutto continuassein una sostanziale acquiescenza rotta da pochi punti di resistenza eda ancor meno di controffensive e offensive. Occorrerebbe che fossegià passata una domesticazione robotizzante, capace di aver inoculatoil virus decisivo di acquiescenza, che poi si fa connivenza, e infine<servitù volontaria>. Innanzitutto per ipotesi, non lo crediamo. Non lo crediamo, malgradol'effetto d'ipnosi che - a livello di 'grandi numeri' - può spingere,e vediamo spingere, a danzare come sul ponte del Titanic, tradisperazione rassegnata, conseguente forma angosciata di 'carpe diem',e (ben più diffusa) incredulità che la tragedia si compia davvero, chetocchi noi, noialtri, o comunque anche noi ; e ancora, dannata ideache, in fondo, "trover...anno, risolver...anno" (chi? in qualche modoLoro, i gestori del <sistema>, e in ogni caso una razionalità'sistemica'...). Ma - e pensiamo che questa non sia la proiezione di un desiderio, nonsia previsione "wishful thinking" (in ogni caso, poi, c'è sempre unpo' da contare sull'effetto di "profezia autorealizzantesi"..., ocomunque costituente un elemento attivo) - nonostante tutto questo, larivolta si riprodurrà, già comincia e ricomincia.Qualche appunto, più che sommario,sul "teatro-Italia" Ora, scendendo ad uno scenario 'meso-locale', al teatro-Italia :possiamo definire, adesso sì, dopo tanti "Al lupo!" che hannoinflazionato l'allarme [*Cfr. seguiti], possiamo definire lamaggioranza di governo e il Governo come "liberalfascisti". Questa èuna definizione inevitabilmente approssimata, se si vuole provvisoria,(ripeschiamo, ridefinendolo, questo vecchio termine, diciamo da PaeseSera: non si deve aver paura del gioco stolido degli appiattimentianalogici, e si ha da cercare armi, in questo caso attrezziterminologici, dappertutto... Ci viene in mente - un 'ripescaggio' tiral'altro, come le ciliegie - il termine coevo <clerico-fascismo> : maquesto elemento e aspetto ci pare, francamente, anche se presente,decisamente secondario rispetto al primo). Ora, il nostro problema è quello di non lasciarci ipnotizzare dallafenomenologia, il più spesso "orrifica", di questa cultura e delledecisioni a cui dà luogo, e finisce ad operare una continuasineddoche, che ha carattere di diversione. Si tratta di vedere comequest'azione si inscriva in tendenze ben più generali, che - anchesolo per tenerci all'Europa - hanno marciato da qualche anno a questaparte come tendenze 'pesanti'.
La questione : fascisterie e "onda anomala"
Qui, ora, però, in queste note "a braccio" e "a caldo", vogliamosoffermarci su un punto drammatizzato dalla recentissima attualità :la questione fascisti e "onda anomala".
Nella prossima puntata di questa lettera del lunedì che comincerà aduscire sul Black-Blog, vogliamo sviluppare un ragionamento, che quidiamo 'per punti'.• C'è, da parte dell' antifascismo in corso (anche di quello<militante> e <antagonista>) il rischio, questa volta, di unasottovalutazione della pericolosità di questa 'poussée' di"fascisterìa". Altroquando, noi di Potere Operaio & séguiti - venendo a volte, da'addetti ai lavori', tacciati di una sorta di "neo-bordighismo" [*] inmateria - avevamo visto nell'antifascismo, nella sua superfetazioneideologica (così come nell'anti-golpismo) una sopravvalutazione delpeso, dell'importanza dell' elemento fascistico in un territorio'socio-culturale' come quello del caso-Italia. E avevamo messo inguardia dal rischio connesso di far derivare da questasopravvalutazione una conseguenza "frontista" e subalterna, nel sensodi reagire un po' come il toro difronte alla muleta... [...]. Oggi il quadro è diverso. Nel clima - comunque mentale - dicatastrofi in corso, incombenti e imminenti, la rivolta dovrebbe averedentro almeno una 'spina', un focolaio di motivazioni, di formed'esistenza e di pratica, di critica radicale adeguate (Rispetto allavexata quæstio di teoria&prassi, l'importante, intanto, è guardarsi dauna "teoria" definentesi come assenza/incapacità di prassi, e da una"pratica" definibile come scevra di teoria...). Noi continuiamo a pensare che il punto di vista teorico adeguato,intanto, è esattamente quel "bambino" che è stato gettato con l'acquasporca (...neanche la sua, ma quella di una mostruosa contraffazione,che è stata la contradictio in adjecto ¬-"lassalliana" [*], trasmessada Kautskij sub specie di <Marxismo>, Canone e Vulgata ¬- di un"comunismo di Stato" : economico, 'lavorista', statale, ideologico,'penale'). Il "bambino" è ¬- per dirla in breve ¬- la critica teorico-pratica radicale, marxiana del capitale, anarchica dello Stato: puntidi vista critici che, pur tumultuosamente, si articolavano, tra il1848 e il '71, nell'Association Internationale des Travailleurs, lacosiddetta "Prima Internazionale".
A partire da questo punto di vista, dalle esperienze organizzative incui si è svolto (l'A.I.T., la Comune di Parigi), è oggi possibileaprire una 'scommessa' nel senso di un concatenamento di movimentiradicali, portatori della prospettiva di comun'autonomizzazione, comemessa in opera di un principio risolutamente diverso da tutti quelliche hanno avuto il sopravvento nel corso della cosiddetta Storia ,come storia di una continua guerra "dall'alto in basso" tendente aconfiscare, anzi ad inibire, un principio attivo di comunanza edautonomia, insito nell'elemento primordiale di una potenza-di-vita,nel senso spinoziano della persistenza nel proprio essere. Se questo, questa traccia, non riesce a vivere "nel flusso deimovimenti" (e non in chiuse torri d'avorio di custodia di unaradicalità d'élite), la rivolta sociale contro questa forma italianache abbiamo, con approssimazione, definito "liberalfascista" digoverno dello "Stato penale"[cf*], potrebbe, derisoriamente finire adessere, se non egemonizzato, largamente innervato da correnti di"fascismo populistico-sociale". Questo è pericolo ben più grave, e merita riflessione e scontro, chenon l'idea - minata dallo sprezzo che, inevitabilmente sottovalutandouna forza che è nemica, finisce per sviare l'azione - di una specie di"uscita dalle fogne di figuri 'di manovalanza' "... Quest'idea che comunque si tratti, o di "sottosiluppati mentali", odi "loschi figuri" che coscientemente si infiltrano per provocare, èuna favoletta idiota. Intanto sottovaluta quello che oggi torna adessere un <Nemico>, e proprio perché non è (o comunque, certo, nontutti e non solo, non quelli meno spregevoli e - anche per questo -più pericolosi) la "bassa forza" di "utili idioti", provocatori,briseurs de grève [la funzione crumira di rompere i picchetti]. Lacosa, per il nostro punto di vista, grave è che si è in presenza diuna cultura strutturata, di un'ideologia con tutte le sue fonti, che èideologia gerarchica, con risvolti "razzialisti", con un 'basamento'di antimodernismo antiglobalismo anti- "Droits-de-l'Hommisme"anti-universalismodemocrato-cittadinista,/anti-modernizzazionismo/tecnoscientismo che,tra l'altro, rischia di sovrapporsi per interi 'pezzi' a tematiche epassioni "di Compagnerìa" (il che, in sé, non deve turbare : nelpieno, di discorso, fino all'effetto-Babele e overload, sono infinitii casi di possibili sovrapposizioni di segmenti e 'pieghe' e termini :chi lo utilizza in modo terroristico si scava la fossa, perché unsimile metodo e simili "rivelazioni" sono ritorcibili tra tutti etutti, all'infinito...).
Piuttosto, è bene esser coscienti che, non solo dei discorsi che siappuntano alla parte per il tutto (fino a borghesia o proprietàprivata o mercato o finanza o imperialismo in luogo di capitalismo;oppure di governo per Stato, e così via) ; ma anche un discorsoanti-capitalistico, possono essere fatti da tanti punti di vista :esiste un anticapitalismo di tipo tradizionalista, uno di tipospiritualista e religioso): la prima 'mossa' antifascista sarebbeevitare di brandire proposizioni che hanno radici, nel modo di porle,in presupposti e conseguenze, che spesso sono "non a caso" coincidenticon spezzoni di discorso fascistico. Il misto di essenzialismo, disospetto dietrologico, di risentimento moralista che circola - non giàinconfessato, ma, in settori di compagnerìa, veramente insospettato -in tanta pubblicistica piena di buonintenzioni e che si consideraradicale e antagonista a proposito di "amerikani & sionisti", rischiadi essere oggettivamente subalterno a certe tematiche che nei fascisti sono perfettamente coscienti. Senza una chiarificazione nettissima suquesti punti, anche le più 'gridate' rivendicazioni identitarie,nonché lo scontro anche fisico, rischiano di non essere adeguate allagravità della questa questione.Ma c'è una questione essenziale, che ci sembra dirimente. Alcuni deigruppi di cui stiamo parlando (intendiamo quelli « puri », integristi,non mischiati con le anticamere e le periferie del settore che abbiamodefinito pittosto « liberal-fascista », o « fascistoide », dellasocietà politica e in particolare del ceto di governo), noicontinuiamo un po' impropriamente - a rischio di sciattezza - achiamarli « fascisti », quando sostrato culturale, riferimentidottrinali, mitologia e mistica fanno piuttosto riferimento alnazionalsocialismo. (Chi, tra i compagni, cominciasse ad agitarsisulla sedia perché ritiene questa distinzione tabù, dato che la usanoanche in tutt'altri contesti, e per tutt'altri fini, anche quelli chevogliono addossare tutto il demoniaco da crepuscolo degli dei alnazismo e recuperare un fascismo casereccio, flessibile, da "italianobrava gente ", conviene che si metta tranquillo. Se infatti nonpotessimo usare parole o concetti, che per singole parti, siano menoanaloghi fossanche a quelli dei nostri peggiori nemici, lasceremmo aquesti ultimi il monopolio del vocabolario e finiremmo all'afasia).Queste correnti di fascismo - per esempio evoliano - di ascendenza edi sguardo rivolto piuttosto al nazismo, hanno dei precedenti precisi: nel libro « I redenti », di Mirella Serri, si documenta come unaserie di esponenti della dissidenza fascistica, di un certo frondismosviluppatosi all'inizio degli anni 40, e poi dopo la liberazionetransistati nell'antifascismo facessero riferimento ad un approccio"nazistico".Nel fascismo c'è un elemento di ordinario razzismo coloniale europeo,in questo caso da parvenus del colonialismo, tra mitologiapaternalistica da « faccetta nera » e realtà della guerra di sterminiocondotta in Abissinia, e delle leggi contro il meticciato.L'antisemitismo, irriso da Mussolini nelle conversazioni con VonLudwig, compare per adeguamento servile, per real politik, con leleggi razziali del '38: È vero altresì che l'iconografia memorialedella guerra e della repubblica di Salò è influenzata da unaprevalenza del riferimento al nazismo.Ora, il nazismo ha avuto un intreccio di moventi e di esiti. Tra imoventi, il parossistico vittimismo, con cortège di risentimento,rancori e deliri paranoici di vario genere ; nonché la mortale esanguinosa competitività concorrenziale col bolscevismo.Ma il "cuore del cuore", il collante passionale, il nocciolo intimoultimo, il "cuore di tenebra" dell'antropologia nazista, leggibile giànel "Mein Kampf" e già lungo Weimar, in particolare in tutta la storiadelle SA di Rohm, leggibile negli slogan ossessivi, nel crescendodelle pratiche, questo cuore è l'antisemitismo, e specificamente lagiudeofobia.
Quest'ultima copre territorî esistenziali più ampi chel'antisemitismo "sociobiologico", forma classicamente razzista. C'èinfatti la presenza di una paranoia del complotto, l'attribuzione diuna cospirazione per dominare il mondo, che appartiene alle ossessionidietrologiche, non necessariamente razziali stricto sensu. Il grido"morte agli ebrei!" martella le strade delle città tedesche e diventafragore ossessivo nel crepuscolo di Weimar, nel '32 -'33. Come si vedecon tutta evidenza, già ben prima della "soluzione finale" e di tuttoquanto è evocato dalla parola Auschwitz, questo è punto assolutamentequalificante: non già accessorio rispetto al nazionalismo revanchista,all'anticomunismo, alla lotta contro le demoplutocrazie occidentali,alla conquista dei grandi spazi, a quello che viene chiamatototalitarismo autoritario, come altri ingredienti dello "specificonazista".Questi settori, che si pongono diciamo come "fascisti puri,rivoluzionari, sociali, antimperialisti, antiglobalisti,antisocietali", su questo punto rompono in modo violento con settorimagari di loro ex camerati, divenuti governativi, "imborghesiti",liberalfascisti. È sintomatico che l'insulto estremo dedicato al"traditore Alemanno" sia "sionista!" (che sembra il corrispettivodegli anatemi di Vishinskij su rettili, topi lubrichihitlero-trotzisti"....).Ma riprendiamo il ragionamento che riguarda noialtri. Se ¬¬- per unamalintesa traduzione di ragioni "sacrosante", come l'anticolonialismoa fronte delle politiche dello Stato d'Israele, come la critica delsionismo (legittima a patto di non estrapolare lo stesso dal mazzo deinazionalismi statali come se fosse una assoluta eccezione); se - peril sovraccumularsi su questo di cascami sottoculturali, pescati adestra e a manca - si finisce ad esprimere in modo appena velato unapregiudiziale antiebraica che sembra tradurre tutto l'armamentariobuio dell'identificazione dell'Ebreo coll'usuraio, il finanziere, colmembro di una criptocrazia, è evidente che per quanto ci si agiti, adonta del più scatenato antifascismo delle parole e delle mani si staoggettivamente "sotto la loro cappella". Si sta sotto, perché loroconoscono e rivendicano fonti precise del loro discorso, mentresettori interi di generosa e sprovveduta compagneria radicalizzatanell'antimperialismo è ignara dei contesti epistemici e storici, delleradici e della portata di spezzoni di discorso che veicola.Questo nodo non si può non affrontarlo perché "scomodo". Esso è unacartina di tornasole estremamente rivelatrice. Né sarà il sangueversato, altrui o proprio, a poterci salvare da questo punto cieco.
Sbagliano quelli che pensano ¬- che so - che Lucio Dalla siadiventato "di destra" perché dice che è un errore pensare che ifascisti siano necessariamente "incolti" (sarebbe come pensare chedevono esser brutti...), e che non si devono dimenticare i Céline, iPound (e bisognerebbe aggiungere, Heidegger, Karl Schmitt, JulienFreund, Evola...). Osserverei che; primo, è errore gravissimo confondereil concetto di nemico, e l'inimicizia anche come passione, con unaspecie di "razzismo morale" che è grave di per sé, perché ci rendeersatz speculari a chi concepisce l'orrido concetto di<unter-Menschen> ; secondo, sottovalutare il nemico caricaturandolo, èveramente disperante, tragico per noi!Le cose sono ben più gravi. Almeno alcune di queste fascisterie, sipensano, si vedono, si concepiscono come "rivoluzionarî". Anzi, comequelli veri, i più rivoluzionarî, rivoluzionarissimi... Altro che "bassamanovalanza"... Si pensi - in tempi di grandi cataclismi sociali - allagenesi del nazismo dentro Weimar, a cominciare dal terreno preparatoda quella feroce controrivoluzione antispartachista giocata dagliEbert e dai Noske, socialdemocratici derivati dal socialismonazionale, 'statale', etico ed etnico erede del lassalliano programmadi Gotha.Sul piano "antropologico-culturale", il terreno fu preparato da queiFrëie Korps che per conto della socialdemocrazia schiacciarono nelsangue gli spartachisti, assassinarono Rosa e Karl, e che sono statidavvero come delle SA ante litteram.In Italia, come figura "noskiana" abbiamo avuto tanta e decisiva partedella 'cosa'-Pci, dintorni e seguiti. E dunque, senza voler "tirareper i capelli" alcuna analogia, ecco un'altra tessera di questa'stretta' terribile in cui ci muoviamo.Solo una grandissima capacità d'indipendenza, di autonomia, puòconsentire un carattere potente, "positivo", ai movimenti: la cuicorrente è ostacolata da soggetti agenti svariati, dal"liberal-fascismo" a un ammasso di niente veltroniano, che ibrida inun'autoproposizione autoreferenziale ideologismi e pratiche impregnatedi tanti elementi del "peggio", e le gestisce nel modo più integratoalle logiche del dominio; fino a populismi diversi, da quellolegalitarista/colpevolista/penale a quello 'classicamente' diascendenza ideologica nazifascista.
Non è certo chiudendo il cerchio di una contrapposizione che finiscea restringersi, con una intensiva territorializzazione, ad una baseidentitaria, che si può contrastare quel tentativo di spezzonifascistici di prendere il sopravvento... Lo scontro fisico diventa perduto in anticipo, se manca il nocciolovivente profondo di un 'fare comunismo' (che poi, dato il veleno dicontraffazioni che hanno finito per uccidere la parola - accade!- ,dovremmo ridefinire piuttosto "comun'autonomizzazione"): qualcosa chenon è da inventare, ma che è presente, come istanza, nelle pieghedell'esistenza umana, presente da sempre, e da render dispiegata eaffermatesi nell'autodeterminazione dei destini delle genti... Antifascismi, antimperialismi ed altri anti- e contro-, separati daquesto nocciolo di potenza e critica vivente, possono essere branditidalle più diverse prospettive : noidobbiamo innanzitutto non restare subalterni all'una o all'altra.
Ora, ci sembra di dover osservare che l'antifascismo in corso, l'antifascismo esistente è fondamentalmente inadeguato, anche solo aquelle che sono le necessità di scontro con un'iniziativa fascistaemergente. Un esempio, coi limiti che sempre hanno le analogie. Marx vede l'odiodi classe - odio, non solo per il padrone, ma, prim'ancora, contro unrapporto sociale, contro le relazioni che comporta, contro lasottomissione, il ruolo e la condizione della propria parte - comepunto di partenza (se si vuole, nel senso nietschiano del rapporto fraodio e conoscenza. Così come la rivolta, la stessa ribellione, è'materiale di base' per una "ragione sovversiva", rivoluzionaria. Ora, questo odio non lo trasforma in lamentela, e/o in bercio, inmaledizione contro una sorta di maleficio, contro una "maleficità'personale' ", per essenza e/o per colpa : comincia con l'applicarsi -con l'occhio alle lotte, ai movimenti, "....che valgono una mezzadozzina di programmi" - alla critica dell'economia politica ! La critica dell'economia politica ha come oggetto le dinamichedell'utilità. Quando si passa a parlare di soggetti umani costitutividi tendenze, logiche, movimenti storici, ecco, è altrettantonecessario affiancare questa critica con una "critica dell'economiapolitica dei <beneficî secondarî>, libidinali" (la 'licenza' all'usoallargato del termine <economia> è stata conquistata a suo tempo da<Critica dell'economia politica del segno>, e dunque è entratanell'uso, non è una stravaganza terminologico-concettuale).
Questo (ce lo dicono in modo pregnante Deleuze e Guattari, in<Capitalismo e schizofrenia> 1 e 2, L'anti-Edipo e Mille piani) ètutt'altro che 'psicologismo', che "psicanalis...etta".Tutto questo, come direbbe Sun-Tse ne l'arte della guerra, è necessitàelementare, per combattere.Nel seguito di questo testo, vorrei inserire alcune citazioni diSebastian Haffner, <Storia di un tedesco>, per osservare le mutazioniper "spostamenti progressivi" che hanno permesso, come dice Haffnercon altre parole, all'abietto nazionalismo tedesco di divorare l'"anima" dell' Homo allemanicus, come un microrganismo divora unaconchiglia...
Si tratterà probabilmente di battersi, anche fisicamente, con un<nemico> in senso proprio. Occultarsene la vista, per procedere con"demonizzazioni" o "bestializzazioni", tutte impertinenti per lacritica e inutilizzabili per la battaglia (che si fa contro <nemici>,non contro "Mostri e démoni" ) è errore imperdonabile. L'altro argomento che svilupperemo è quello che vede non solo imovimenti generali, ma anche noi, noialtri, completamente "disarmati"ed esposti -peggio che a sconfitta - ad egemonizzazione e obiettivasussunzione , se non [ri]prendiamo in mano un'arma, un arsenaleteorico innanzitutto, di tipo indipendente e radicale.<Antifascismo>, <antimperialismo>, non sono autodefinizionisufficienti : sconnessi da un fondamento che chiameremmo comunista (epoiché il nome è stato semanticamente violentato e contraffatto,chiamiamo "comun'autonomo", o se si vuole "comunardo"), essi possonodiventare, oltreché impotenti, subalterni.D'altronde - riscontro empirico - esistono ant'imperialismi fascisti eantifascismi ant'imperialisti [*].Le cose, insomma, rischiano di essere ben più vaste, profonde,terribili - ma anche entusiasmanti.
Chiudiamo qui per ora, appuntamento al prossimo lunedì
Oreste Scalzone