Breve, conciso “biglietto” di sostegno di Oreste:
“Carissimi,
lo schierarsi con Francesco contro lorsignori è, direi, più che un dovere o un piacere, un riflesso. “Dell'ordine della necessità, in senso spinoziano, più ancora che della scelta, in senso sartriano”, come aveva scritto Cavailles, matematico, spiegando ai suoi amici che non poteva non partire con i ribelli - “partire, partirò, partir bisogna …” -- andando, con molto disincanto e senza troppe illusioni, nel maquis della Resistenza, da cui non sarebbe tornato. Che uno come me si schieri, è dunque in qualche modo un truismo, come il cane che morde l'uomo … Non si tratta nemmeno di “far di virtù necessità”, perchè per una firma non si può certo parlare di virtù. Avrei piuttosto voluto (anzi, avevo cominciato a farlo) scrivere una lettera personale e aperta, dunque diciamo socchiusa, a Francesco, per proporre a lui - e per suo tramite, come è proprio del genere in questione, alla Compagnerìa… insomma, prendendo un po' Francesco come "nuora" per parlare a tante "suocere" - per proporre, dunque, qualche ulteriore elemento di riflessione. Ma poi, come al solito, questo era divenuto un lungo incipit, anacoluto, ricominciato, suddividentesi in rivoli e ramificazioni. E poi, la vita ti taglia i tempi, e sopraggiungono voci, fatti, cose che ti risucchiano sempre da un'altra parte (o almeno a me succede quasi sempre così, e bravo chi sa difendersene!).
Il 'sopravveniente' in agguato, sempre pronto a ghermirti così come il suo fratello crudele, il malinteso, questa volta è stato la mazzata dell'arresto e della messa sotto procedura di estradizione di Marina Petrella. Questo (tanto per introdurre un elemento immediatamente umano, di emozione intima che riguarda il territorio esistenziale di chi scrive) il giorno prima del suo compleanno, questo 21 agosto del 2007 che è anche cinque anni esatti meno tre giorni dopo l'arresto di Paolo Persichetti a Parigi, questa volta per essere mandato direttamente in galera in Italia 'come un pacco postale'.
Ma non è questo il tema qui e ora. Mi si consenta di dire che i predatori allora in carica, i tagliagole dell'epoca, si chiamavano Giovagnoli Paolo, sostituto procuratore della Repubblica di Bologna, o Castelli il Guardasigilli, di cui mi è difficile ricordare il nome, a dispetto della mia buona memoria. Per funzione, il corrispettivo odierno è rappresentato da Mastella da Ceppaloni ; dall'ex avvocato dei pentiti sottosegretario Li Gotti, missino trasformista che Sofri ebbe a suo tempo a definire “un teppista” ; e non so se devo aggiungere il senatore sociologo Luigi Manconi da Lotta Continua, poi Verdi, ora Ds e domani Pd. Devo solo dire che, pur con tutta la volgarità “kitsch” da nuovo ricch…issimo, strenuo imitatore di look alla Franco Califano, il dottor Berlusconi Silvio non era arrivato all'empietà di sfoderare in uno sghignazzo i suoi 64 denti aguzzi, come ha fatto coi suoi -- denti da vecchio boiardo dell'industria di Stato, da esponente della "razza padrona" clerico-carrista -- il kapataz del Governo in carica Prodi Romano. Che lo ha fatto svergognatamente mentendo, non so se sapendolo o no (d'altronde non saprei dire cosa sia più grave), col suo straparlare vaniloquiante e sguaiato di “brillanti operazioni anti-terrorismo della polizia francese”, la quale avrebbe “assicurato alla Giustizia una pericolosa latitante”. Ora, in una semiosfera non impazzita, un termine come “pericoloso” si riferirebbe a qualcosa di attuale, o di prossimo venturo: il Signor Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana ha dunque incontrovertibilmente mentito: meglio - innanzitutto per lui -- sarebbe che cercasse di far dimenticare almeno questa ulteriore abiezione dentro una già infima storia ignobile, ritrattando una falsità patente. (…)
Nella lettera a Francesco dicevo - e tenterò, se potrò, di tornarci su - che non va comunque dimenticato che per la verità un tasso insopportabile di omicidî bianchi ha caratterizzato il sistema padronale italiano come fenomeno (si diceva un tempo) “strutturale”. E' probabile che la precarizzazione e le forme di super-sfruttamento che si scaricano in particolare sulla migranza, con condizioni di lavoro e di vita che arrivano in qualche caso a sfiorare le forme estreme del capitalismo dell' “economia socialista di mercato” nella Repubblica popolare cinese, producano un'ulteriore impennarsi di questo sterminio silenzioso. Certo è che né una modalità e forma, né una legge - che pure va combattuta - né i suoi mèntori e demiurghi devono finir per costituire un diversivo, una sinneddoche, una pars pro toto, che occulti la natura del “sistema mondiale integrato” (come lo definivano Deleuze e Guattari) capitalistico-statale, o se si vuole, tecno-economico-politico. Ecco: ai compagni che pudicamente parlano sempre di "neo-liberalismo" e non oltre, più a fondo, alle radici, vorrei dire in proposito, in tutta fraternità : “camarades, encore un effort !”, ancora uno sforzo per essere sovversivi, con una qualche chance di effettualità…
Caro Francesco, solo per ricordarti ciò che sai: che i morti e i feriti sul lavoro sono appena la punta dell'iceberg dei morti di lavoro. I Gap di Giangiacomo Feltrinelli, “Osvaldo”, cominciarono col sabotare le betoniere dei cantieri dei morti ammazzati per cupidigia padronale di profitto: nel nome di Canossi, che non era un eroe partigiano, ma un semplice muratore crepato cadendo da un'impalcatura.
I “sepolcri imbiancati” che attaccano Francesco sono, oltretutto, quelli che, nel quindicennio trascorso di vita malvissuta di questa caricatura sinistra che è la “prima Repubblica &mmezzo” in eterno corso d'opera, hanno quasi integralmente sostituito nel cuore di quelli e quelle di cui son riusciti a manipolare l'infelicità, hanno sostituito, dicevamo, all'esercizio della critica radicale e, in fondo, all'inimicizia dichiarata, un' assurdità atroce, la denuncia, la propaganda peraltro “autistica”, a proprio uso e consumo, e divenuta succedaneo, 'prodotto di sostituzione' del pensare.
Hanno sostituito a questo, alla confutazione, alla lotta, la spasmodica ricerca di un colpevole personale, il legittimismo vittimistico/
/colpevolizzante, l'ossessione del punire. Lo hanno fatto, per fini di pura faziosità da concorrenza di mercato (competitività/concorrenza sia pure talvolta feroce, 'a morte', che implica però sempre una relazione mimetica iperbolizzante la specularità omologica dei poli costituenti 'Coppia' ).
Hanno sparso a piene mani la 'passione triste' del risentimento, nel mentre che esorcizzavano l'inimicizia, alla quale venivano a sostituire un moralismo giustiziere ad hominem, una sorta di 'razzismo morale' che prende la forma di pervasiva tossicomania penale:la quale, alla fine, si coalizza coll'odio di classe dall'alto in basso, censitario, contro i poveri, gli “stracciaculi”, la schiuma, e soprattutto quanti fra essi che si rifiutino di finire 'sommersi' e zitti, e anche semplicemente resistano. C'è da aggiungere che, nella loro assoluta assenza di riflessività e simmetria dei giudizi, si sono ovviamente ben guardati dall' applicare al giustizierismo populista nella forma di terrorismo giudiziario le critiche che con aria da Soloni avevano tanto bene saputo sfoderare nei confronti di azioni dirette come quelle della “Brigata Gap Canossi”.
Caro Francesco, a questi esorcisti di ogni forma di insorgenza violenta e per questa via di ogni conflitto e perfino di ogni elementare gesto di libertà, occorre opporre, per cominciare, il più glaciale disprezzo. L'estraneità più ostile alle loro chiamate a schierarsi dietro, sotto le loro bandiere-specchietto per allodole. Anche quando assomigliano a qualcosa di accettabile. Anche quando possono assomigliare, occorre lasciarli andare da soli, e noi per nostro conto. Insomma : “a chi chiama / rispondiamo NO !”.
Anche quando dovessero sembrar proporre nostri stessi obiettivi, resistenze, controffensive, attacchi, alle scadenze loro, sottraiamoci. Scegliamo date, piazze, tempi e luoghi diversi, distanti, che non s'incrocino. (Tra l'altro, questi “buoni a nulla capaci di tutto (il peggio) in nome di
niente (ormai, oltretutto)” sono anche come decerebrati : dunque all'inizio, puoi star tranquillo, sarebbero tutti contenti di una nostra diserzione dalle loro piazze, le “loro” piazze! Penserebbero che noialtri “sporchi e cattivi” togliamo il disturbo, e li lasciamo celebrare i loro spettacolONI, nei loro teatrini…, poi che prendono le strade delle città come i loro salotti buoni… E noi…, noi : basta, già dato! ).
Basta, già dato: Pensa solo al Trentagiugno 'opening night' (opening ni…cht?) del LuglioSessanta quarantasette anni fa a Genova, tra i carrugi della “Casbah” e piazza De Ferrari; pensa a quarantacinqu'anni fa, PiazzaStatuto - lo racconta in un bellissimo rap Sante Notarnicola, puoi trovarlo “su Internet” -- ; pensa a Praga a Goteborg a Genova 2001 ; pensa a Milano un paio d'anni fa… Basta con l'andargli a fare le teste di turco, gli ascari, le tricoteuses, la teppa populistica che - a prezzo di collaborare all'annientamento di ogni propria autonomia, fa da concime (del tipo del 'white shit' o dei 'cekisti'... eddiciamocelo!) all'instaurarsi di un potere, e anche di un 'Terrore' (nel senso specificamente della normalizzazione rivoluzionarista-controrivoluzionaria costituita dal modello giacobino reincarnato dal bolscevismo), di un regime statale del tipo di quello che Makajeskij definiva “il socialismo degli intellettuali”.
Basta col precipitarci come il toro contro la muleta ad ogni loro 'chiamata'… che poi il primo giorno va bene, ben-veniamo, e dopo due giorni cominciamo a puzzare - “magliette a strisce-lumpen, teppisti, sfascisti, schiuma, poco-di-buono, casseurs, 'selvaggiume', 'canaglia pezzente', lumpen-pronti-a-vendersi-per-niente”, diciamo pure 'racaille'… Il terzo giorno poi, diventiamo sospetti, “loschi, provocatori (con la O chiusa, proprio, manco aggettivo, no : pronome, 'sostantivo', come avviene per 'Terrorismo' e 'terroristi' nel caso dei Paolo Bolognesi e dei loro infami Maestri tipo Tranfaglia col suo 'Doppio Stato'…[°°°]). Basta, insomma, con l'andare avanti, buttarci allo sbaraglio per loro, col rappresentare una nuova figura della “carne-da-cannone” come quella che “..Voi marciate ma, attenti! : il nemico marcia alla vostra testa...”, come diceva Brecht della carne da trincee e “salta o crepa!”, salta fuori e bùttati contro reticolati, snipers e nidi di mitragliatrici, o crepa sparato alle spalle dall'ufficiale (e si potrebbe/dovrebbe dire, piuttosto, oggi e da gran tempo, 'nella vostra testa'…).
Basta con l' essere come 'destinati' già prima, già in partenza a fare poi da capri espiatorî da sconfessare, stramaledire, “ingrassandosene” dunque prima e dopo, all'andata e al ritorno, al dritto, & al rovescio…
Basta : bisogna dire, e innanzitutto dirci, che, per cominciare, noi scegliamo date, luoghi, contesti, forme, obiettivi, passioni altri, radicalmente diversi, incompatibili. Nojaltri : “ComuN'autonomi”, libertari… Nojaltri [al maschile, al femminile e comunque si voglia declinare], starei per dire, “Comunarderìa”...
[Qui, caro Francesco, si aprirebbero porte dietro porte dietro porte... C'è una canzone -vedi?- che a prima vista sembra rivoluzionaria, ma traduce la doppia arroganza e il segno della controrivoluzione lassalliana[forse che dovrei citare, come luogo dove trovare una qualche 'divulgazione' sul “praxèma-Lassalle” &tcetera, il piccolo <Vademecum>, di Orest'&C, immaginapoli edizioni, libro al 'top one' dell'invenduto ?], traduce l'arroganza “becchina” delle due prime 'Vulgate' lassallo-kautskiane, quella socialdemocratica, in ispecie tedesca, e quella bolscevica.
Recita, la canzone : 'Non siam più la Comune di Parigi / che tu, borghese, schiacciasti nel sangue/ Non più plebi umiliate e derise / ma la gran massa dei lavorator '. Ah, si? “Plebi umiliate e derise” le moltitudini della primavera '71? Quelle del “18 marzo, che sarà sempre e dovunque la più gran festa del proletariato” ? Quella Comune che fa parlare Marx di “forma finalmente scoperta” che mostra che “il proletariato non può liberarsi che da sé” ? [...].
Mi vengono alcune considerazioni : invece di seguire in toto o esecrare in blocco le considerazioni di Marco Revelli sulle macerie anche 'antropologiche' novecentesche da abbandonare, perché - non foss'altro che, in qualche caso, per astuzia da 'puer fortis et malitiosus' - non si circoscrive ciò che va rigettato alla contraffazione d'origine kautskiana di un Marx “lassallizzato”, di un 'asse ereditario' giacobino-bolscevico ricostituito post festum, a ritroso, e il cui specifico è non già l'inimicizia e la violenza ma la sua forma “eccezional-statalista”, e più specificamente la falsariga del 'Terrore'?
Su questi nodi, Francesco, credo si dovrebbe anche applicarsi e riapplicarsi: per quanto mi riguarda, sto mettendo a punto alcuni contributi che da qui si dipartono].
Se no, se non almeno questo, cosa vuol dire, di grazia, “esodo”? Sarà, o no, più facile praticare, intanto, una risoluta fuoriuscita, un radicale distanziamento rispetto a questa superfetativa 'munnezza' figurata, la loro, che svincolarci dai tentacoli sistemici a livello di “vita materiale” (sistemi di trasporto, energia, acqua, telecomunicazioni…, e chi più ne ha più ne aggiunga… che so, pompe funebri, salute…) ?.
Ora devo 'staccare'. 'Tu chiamale, se vuoi…ossessioni', per me fa lo stesso.
Sapri, 28 agosto 2007 Oreste (segu…irebbe, continu...erebbe.
E potrebbero anche seguire interventi, adesioni, o correzioni di quanti e quante in qualche modo si riconoscessero nel drittofilo di questo punto di vista. Ah, dimenticavo: quasi non correggo per evitare di (ri)riaprire il file e non finirla più).
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