Blackblog
Alla costituzione di un movimento antipenale potremmo andarci non con una identità definita ma con un discorso comune autonomo, quello che io definisco comunauta.
Proposta – per riprendere ancora Foucault – contro la razionalità dell’economico, dello statale, della società del lavoro. Spieghiamoci, confutiamoci, contestiamoci,
ricomprendiamoci, incontriamoci, combattiamoci pure, ma anche amnistiamoci. Dimostriamo che è possibile combinare il ricordo e l’oblio mentre adesso si arriva ad una microfisica delle
guerre sante, l’uno contro l’altro. La risposta, Canetti, è ancora nel vento: avremo finito di uccidere quando gli esseri umani saranno liberi come uccelli e fraterni come uno
stormo.
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Rapida 'fiche' di Brard : nazional-repubblicano, giacobino 'alla' Chévenement, con tutta l'ideologia da radicalsocialismo Terza Repubblica, tipo jules Ferry e l' "evangelizzazione laico-Repubblicana",
Il tutto, condito da ideologie lavoriste, e da casuistica stalino.
Demagogo, erede del tristamente celebre Maire PCF di Vitry, che nel '79 mandò le ruspe a radere un foyer Sonacotra (dandosi buona coscienza con l'argomentazione – evidentemente, in tutto c'è del vero, ma....– che lo faceva per non essere acquiescente e fatto becco dal contiguo comune retto da RPR-UDF , che voleva incastrare i comunisti col ricatto "sociale", scaricandogli il "parco umano" di immigrati e così facendo dei comuni "comunisti" delle zone a fiscalità deficitaria, dunque innescando una spirale viziosa di ghettizzazione/degrado/malcontento, e dei poveri e delle "classi medie".... "Eh no, diceva il Nostro, 'i comunisti [[ che -non-han-paura...-- difenderanno la libbertà... , come canta – sull'aria di "E la tradotta che parte da Nova-a-ra / arriv'al Piav'e non si ferma più/la va diretta al MonteSa-anto/cimitero della gioventù” – la celebre canzone frontista "Vi ricordate quel di-cciott'Aprile/ d'aver votato democristiani- senza pensare all'indomani– a rovinare la Gggioventù...” ]] non dormono mica da piedi, non se fanno mica concallà lu pajiericciu, come dicono a Terni [Cfr. il poema "A Oreste che sse sposa”,
...bref : a quel sindaco di Vitry, la lezione
Questo Brard, per tornare a lui, sono anni che fa la guerra agli africani dei foyers "Bara” (dal nome della via, accanto al Metro' Robespierre di Montreuil, dedicata a un "piccolo caporale morto al campo d'onore" nella macelleria della Grande Guerra) e Nouvelle France.
Naturalmente la fa per il loro bene! Vuole “sloggiarli” da quella specie di Kasbah (dove la domenica, nel cortile i barbieri tagliano i capelli, la sera si mangia il mafé e dove ce n'è per dieci ce ne può essere pure per venti... &tc. ), per ridistribuirli in piccoli foyers, molto più sani e moderni (c'hai presente i nuovi carceri? Niente a che vedere con postacci tipo "Reggina" e simili, pieni di cimici, topi, buchi & altro....), dove stiano a gruppi di 8-1O, con tanto di codice alla porta, custode, citofoni.... E quelli "irregolari", "clandestini", eh bé.... bisogna che siano messi su charters e treni e rimandati a casa loro!
Per ogni strato di "classe dangereuses" – squatters, precarî, desœuvré[e]s varî, "recuperatori", disoccupati, sfaccendati dai mille o nessun mestiere, quali che siano gli incarnati, i sessi & generi, le attività e i gusti, questo Regolatore molto più "stagionato" che Cofferati ha la risposta giusta.
Ad Agosto, dopo che 52 tra donne, uomini, vecchî e bambini africani erano bruciati in 4 incendî di tuguri fatiscenti, in più pagati a prezzi da strozzinaggio ("vedete che è meglio squattare ? , dîmo nojaltri...), mentre il solito Sarko’ sembrava fare della "propaganda armata" (sembrava quasi una rivendicazione... roba da far rischiare qualche crepa nell' antiparanoia militante del sottoscritto & Complici.... ; quasi-quasi giocando la carta dell' "ultraliberalismo del mercato delle "Comunità” " intese in senso un po' 'neo-tönnesiano, e lanciando l'offa ai maghrebini, che lui ama si sentano rappresentati dal nuovo-nuovo Concistero dei musulmani, di fargli vedere che ci si può riunire tra Occidntali (in effetti, l'Islam è forse non-Occidente? Non è monoteista matematico imperialista statale... &tc. ? e prendersela con i <sub-sahariani>...), e non solo mandava a sgombrare di forza le case fatiscenti, con armade di Robokop CRS preposte a tenere a bada la “racaille & sostenitori”, ma ostentava "ratonnades" rastrellamenti di sans papiers, spediti nei Centri di retenzione e pronti per essere impacchettati e spediti via air mail, o nave...
Brard cauzionava un'operazione dello stesso stile contro qualche decina di famiglie, per sovrammercato "strozzinate", buttate fuori da uno stabile a rue du Gazométre con contrno di sfascio, lacrimogeni, pestaggi...
Avendo la sunnominata racaille occupato un Centro-"Casa delle libertà” dedicato a Mathoub Lunes (cantautore militante cabilo ammazzato non si sa bene se dagli ultras del Gia o dagli sbirri del regime qualche anno fa), il Signor Sindaco aveva "coperto" uno sgombero assai muscolare "sotto gli occhi dei bambini", sostenendo – e davvero stavolta non era vero! sai bene che non mi piace l'angelismo "negazionista" – che le devastazioni che in realtà avevano ostentatamente fatto i CRS erano state fatte dai "selvaggi" ...
Solo un'uscita di un paio di cento del foyer Bara (allertati megafonicamente da "gente del nostro giro" –– vedi perché vogliono dargli a forza le casette moderne...?), sopraggiunti sui luoghi, aveva costretto a prolungare da una notte a trenta il soggiorno provvisorio offerto alle famiglie e persone "sbaraccate"...
Bon : ieri sera il "piccolo Cesare", il solito Brard, aveva organizzato nella Gran Sala des marriages del Municipio una grande "messa" pubblicitaria, con un Grand'Architetto-Urbanista, non ricordo il nome, argentino...
Si son trovati ai quattro angoli del Salone nojaltri/e, chiassosi, scandenti slogans, "striscionanti", banderôlanti, volantinanti.... ma assai gentilmente in realtà, fermi e con argomentazioni chiare, portate da "sfrattati & sfrattate", anche vecchie Mamans...
Ô, devo dirti che la cosa andava benissimo, e che ho fatto un "assolo" non per stretta necessità, o calcolo "tattico-militante", ma, ti assicuro, per una collera a cui raramente arrivo, vedendo questo qua come una Sfinge, neanche levarsi in piedi, spiegare, contrattaccare.... Solo, macchinalmente, ripeteva ""Lasciate parlare il nostro Ospite"", e – a gente che diceva ""Discutiamo, vogliamo una garanzia di rialloggio che il Sindaco può darci"", manco rispondere, certo imbrogliare, girar frittate, solo ripetere "Ha la parola....".
Così, col livello "megafonale-nature" che posso produrre, gli ho fatto un'intemerata, in un gran silenzio prodottosi, che lo ha preso di petto in modo un po' "antico", battendo sul binomio arroganza infinita/viltà di questo trincerarsi dietro l'ospite e non peritarsi, non degnarsi di assumersi delle responsabilità...
Poi, ha funzionato un furore incoercibile che mi saliva alla strozza e, passato al "tu", ho cominciato in modo che pungerebbe sul vivo qualsiasi animale di specie mammifera... [passami l'iperbole...], " maper chi ti prendi? Non sei né Stalin né De Gaulle, sei solo un minable arrogante e lâche, che sa parlare solo per flick interposti... Una specie di Francisco Franco, senza rispetto di te... Non meglio di Sarkosy, e in più della "razza" di quelli che hanno trascinato nel fango la parola <comunismo>... Almeno, da "animale umano", alzati e parla, o sei un uomm' 'e mmerda!”.
Bé, devo dire, il raccapricciante e anche inquïetante è, che non ha mosso un muscolo!
(per fortuna c'è sempre il 'tragicomico' : finita la tirata, vado a sedermi, e, un attimo dopo, mi prende undolore tra spalla, braccio, e petto a sinistra, che sembra proprio quelli dell'infarto che arriva –– oltretutto, Toto, rifugiato a Lyone haut-en-couleur, cardiopatico e tabagista – quello su cui hanno fatto quel film che "buca lo schermo", passato al Film festival di Torino un paio d'anni fa, aveva avuto una roba del genere alle due di notte a casa mia dopo essere uscito due giorni prima da una "coronografia &tc", e ricordavo la corsa in tassì, con Lucia.... poi tutto era finito bene, per quella volta.... ––
Con un paio di compagni di cui uno con macchina, pensiamo che era meglio andare alle Urgenze del vicino ospedale, e ce la svignamo alla chetichella, per non creare effetti melo', preoccupazioni &tc.
Bon:al's well ...., l'elettrocardiogr. è normale, mi tengono tre ore per verificare anche 'via' esame del sangue, alcun incidente cardiaco, diagnosi un poussée di periartrite, che –– freddo, contrazione muscolare e coup de stress aiutando, può verificarsi (e infatti, tutto OK, solo che il dolore – localizzatosi commilfo' allo "snodo" –– è la <testa dell'òmero> ? – è proprio lo stesso, meno forte, di una 'passata' di periartrite avuta un paio d'anni fa).
Bè, sai il buffo? Oggi ho rivisto i compagni perché c'era un'altro paio di cose (però, a metà di questa manifestazione "a gatto selvaggio" che poi è andata bene, son rientrato perché il Gen. Freddo...). Mi hanno detto che ieri sera si è conclusa bene, la polizia è arrivata, ha sgombrato tutti, loro con gli "sloggiati" hanno pure fatto un corteo per le Cités vicine, e a sentir loro Brard era "mogio", "effondré"...
Di questo, io non sono tanto convinto, visto il comportamento da "automa", il glaciale silenzio che a me sembrava l'arroganza sprezzante, distante...
In ogni caso, il "comico" è che, andando all'ospedale, continuava a venirmi il "cattivo pensiero" -cattivo perrché un po' demential...- che un incidente cardiaco mi avrebbe rotto i coglioni, non tanto perché come minimo avrebbe significato la fine brutale della storia con "Sigaretta, mon amour", ma anche perché, se si fosse risaputo, di sicuro quell' apparatcikho di Kapitale-Stato-ideologia, prosseneta di Mme la République, vera p...respecteuse, e portatore di un ibrido incredibile di "nov langues", concentrato di <falsecoscienze>, &tc. ..., di certo si sarebbe sentito forte, gajardo, "di marmo", dai nervi d'acciaio, vincitore, che "ti fa venire un infarto e, lui, non si scompone"...
Cazzate, ma insomma....."
Radiondadurto:INTERVISTA A ORESTE SCALZONE PARTE 2 /3
16.04 - 07 Novembre
Undicesima notte di rivolta nelle banlieues parigine: 395 le persone arrestate, il numero maggiore dall'inizio della rivolta.1400 le auto incendiate. Dalla capitale la rivolta si è estesa ad altre città francesi, interessando 274 comuni. Le situazioni più tese a Marsiglia, Saint- Etienne, Tolosa e Lilla. Ascoltiamo l'intervista con Oreste Scalzone da Parigi.
http://www.radiondadurto.org/agenzia/scalzone-francia-terza.mp3
No, il rischio zero ti porta a morire di fame in casa, per paura di finire con la testa rotta dalla tegola che aspetta il tuo passaggio per cadere. Una volta ucciso Carlo Giuliani – o via via a risalire nel tempo di generazione militante in generazione militante Francesco Lo Russo o Saverio Saltarelli o i morti di Reggio Emilia – se ne dovrebbe dedurre allora che non si fa più una manifestazione. Mi turbano le ricorrenze e le ricorrenze delle ricorrenze ridotte a occasione per martellare un’indignazione a fini propagandistici i cui esiti oscillano tra la serenata a se stessi e l’autoterrorismo.
Ben più tragica fibra ha il catabolismo dello sciopero della fame. Perché finiti i grassi, il fabbisogno di calorie ti attacca i muscoli e ti brucia il cervello. A questo punto anch’io tremo un po’: come se Maraini avesse deciso di continuare, sotto i riflettori televisivi, a farsi a fette nel teatro dell’anticrudeltà. Mi è venuto a mente di colpo, con un po’ di vergogna, nei giorni scorsi, al crematorio di un cimitero di Parigi, il Père Lachaise, una sala sinistra, da loggia massonica, con la triste pretesa di imitare la grandiosità di una cattedrale. I compagni mi hanno chiesto di suonare sommessamente Addio Lugano bella, prima che bruciassero la salma di una militante proletaria, la moglie di Giuseppe, un immigrato siciliano di Montreuil, mio coetaneo ed amico, arrivato in Francia con i genitori cinquant’anni fa. Mi è venuto a mente il giorno che l’ex marito venne a prenderla a casa per portarla a operarsi del cancro al polmone che l’ha poi ammazzata. A casa loro, erano i giorni del Paris Social Forum, ospitavano ai materassi una quindicina di compagni del Sud Ribelle e dei Cobas (ricordo Antonino Campennì di Radio Ciroma e Vincenzo Miliucci). E a lei ridevano gli occhi per la gioia: convinta che rital (italiano nel parigino popolare) e rivoluzionario fossero sinonimi.
Negli ultimi dieci giorni di vita ha chiesto di andare in un centro palliativo perché tutti i compagni potessero andare a salutarla e io non ce l’ho fatta ad andarci per lo sciopero della fame. E così, tra le lacrime dei presenti, mi è toccato di testimoniare, insieme al compagno, ai genitori, ai figli, la sua contentezza di fare una cosa terribilmente rompicoglioni. Tutti abbiamo conosciuto persone dal grande cuore ma che non si prendono dal cuore, ma tutte queste cose sono rare in una persona.
Mi è venuto di pensare al “tempo di nostra vita mortal… quando gli occhi ridenti e fuggitivi”: questa donna aveva il cuore negli occhi. Così mentre suonavo mi sono un po' vergognato a pensare che cosa sarebbe successo se avessi fatto in tempo ad andare a trovarla. Be’, alla fine penso che se lei mi avesse detto, tutto quello che altri, senza titolo, senza onore, mi dicono: “Ma come, Oreste, io lotto per guadagnare un’ora di vita per salutare un altro compagno e tu ti affetti il dito e lo servi in tavola…” avrei finito per dirle una bugia ma non potrò mai raccontarmi la favola che è una storia bella, pulita e luminosa.
Una sera in un grande dibattito a Parigi ero uno dei pochi completamente d’accordo con i due contraddittori, Baudrillard e Virilio, che pure erano d’accordo nel dire che le coppie funzionano così, la crisi dell’est è anche l’inizio della crisi del poloovest, tutto il discorso ormai banale sulla carenza da nemico. In Italia l’unico ad averlo capito tra i politici era stato Cossiga. Craxi si era illuso che fosse giunto il momento della sua vittoria, ma si sbagliava. Perché immediatamente compare un altro motivo di inquietudine. Ci sono sempre i temi che dominano una certa epoca, io ricordo negli anni ’50-’60 il rischio dell’olocausto nucleare. E compaiono i primordi di quello che oggi si chiama l’unilateralismo, l’egemonismo americano: la guerra del Golfo in qualche modo introduce il criterio della guerra giusta, della guerra del diritto. E persino Ingrao arriva a dire una stronzata come capiremmo se fosse un’operazione di polizia internazionale, ma non proprio la guerra*, quando era esattamente il contrario. Questo andava detto e non lo diceva nessuno. Io l’avevo scritto in un libro collettivo curato da Lefebvre.
E allora il trend, soprattutto in Italia, gira. In fondo sono le stesse persone, e di nuovo c’è solo una specie di rinnegamento del rinnegamento. Non è più molto alla moda il cinismo, quello che faceva dire a Bifo i peggiori anni della nostra vita, roba da Milano da bere. Ma invece di operare una correzione si procede con un errore simmetrico e viceversa, ed è terribile. Con la guerra del Golfo, allora comincia un’operazione in cui sul buco della lobotomia della teoria del plusvalore, si inseriscono ideologie di sostituzione che in realtà non sono delle articolazioni ma delle estensioni. La problematica dei femminismi – nella forma emancipativa – poteva essere già presente, forse poco, in Marx, ma l’ecologismo nella sua base viene da una scienza, non poteva essere presente all’elaborazione marxiana né dei suoi contemporanei, quindi è un arricchimento, e così i movimenti, sempre che non diventino quello va bene perché va bene oggi, quello invece è superato perché questo lo dicevamo da giovani.
Il grande pacifismo transnazionalista dell’inizio del secolo e soprattutto della sua epopea nel ’14 – e possiamo metterli tutti: la versione alla Jean Jaures, quella anarchica o quella bolscevica – si regge sulla premessa dell’internazionalismo proletario, quello del film e del libro Uomini contro, con Gian Maria Volonté, del libro Un anno sull’altipiano, in cui il discorso è perché dobbiamo scannarci tra proletari che parlano lingue diverse mandati allo sbaraglio nella guerra di trincea da generali che ci usano come carne da cannone, e invece lo dobbiamo fare in nome e per conto di gente, che poi sono tutti cugini, e si ritrovano al tavolo della pace, e invece non dobbiamo fraternizzare fra noi, e rivolgere le armi contro il nemico, che marcia alla nostra testa. Quello era forte, ma un pacifismo senza rischi è un trucco aberrante. Il pacifismo rivoluzionario proletario, l’antimilitarista, non era pauroso e col rischio zero, diceva guerra alla guerra, e poi, con Lenin, trasformare la guerra interimperialista in guerra di classe; in guerra sociale dicevano invece gli anarchici. La premessa era quella, poi si può vincere, si può perdere. Lo testimonia la vicenda italiana, l’interventismo democratico alla Salvemini, e Mussolini, che non è un fanatico ma un avventuriero, transita per lì, finanziato dai francesi e questo gli permetterà di prendere l’egemonia di un movimento e di proporre uno specchio in cui autoriconoscersi ai cafoni del sud, come mio padre, reduci dalla guerra di trincea. Sono pochi quelli come mio padre che diventano socialisti o comunisti. A gran parte si propone una rotazione degli assi: non è più la classe, è l’Italia la grande proletaria, con il vittimismo della vittoria mutilata. E questi non si vedono più come i cafoni, i terroni che avrebbero interesse ad integrarsi con gli operai dell’occupazione delle fabbriche di Torino ma anzi li vedono come quelli che erano imboscati durante la guerra e si autodefiniscono come reduci e tutto si gioca nel diciannovismo, nella complessità della vicenda di Fiume.
Invece il pacifismo degli anni ’50 e quello della battaglia sui Pershing cos’era? Nessuno dei pacifisti solidarizzava con eventuali pacifisti sovietici, anche perché non ce ne erano, li mettevano in galera subito. Ma è diverso, si diceva che i Pershing erano intrinsecamente cattivi invece gli ss20 andavano bene. E così un certo tipo di terzomondismo, anche quello è un’ideologia di sostituzione, non è più un corollario ma sostituisce qualcosa che è stato lobotomizzato, e quindi ecco che dal terzomondismo sviluppista si passa a un discorso Nord Sud. Conta poco se rischiano, dove nascono, a sinistra, esiti di destra, diciamo anche sul terreno del relativismo culturale o del etnoculturalismo. Si legga Dumond e la sua critica dell’universalismo, sull’individualismo dell’occidente. Sono interessanti, ma cortocircuitate volgarmente in una specie di nuova falsa coscienza ideologica politica diventano terribili, è come se ritornassero gli anni ’80 e il voltagabbanismo, ma si va – se è possibile – ancora al peggio, è una specie di malinteso, di melange di ideologie e di ritorno nostalgico un po’ snob e poi di nuovo di elementi cattogiacobini, di elementi rossobruni o di fascismo del tipo peggiore perché non riconosce le proprie fonti.
Chi ha paura di Paolo Persichetti?
Paolo è nuovamente vittima dellaccanimento dei giudici che lo ritengono socialmente pericoloso.
Non possiede infatti il profilo idoneo per godere di un permesso: non è un pentito ne un dissociato.
Se le leggi non garantiscono il livello repressivo desiderato , ecco la psichiatría criminale.
Che la terra sia piatta ed immobile ce lo ripetono da secoli: eppur si muove.
Daremo battaglia.
Ignazio
Paolo ha iniziato lo sciopero della fame.
Dopo quasi tre anni di detenzione a causa di un'estradizione iniqua, "giustificata" da una montatura il cui principale responsabile è il PM Giovagnoli della Procura di Bologna, a Paolo viene sistematicamente rifiutato ogni beneficio previsto dalla legge (vedi permessi o trasferimento ad un carcere dove possa proseguire i suoi studi).
Pur essendosi dimostrata inequivocabilmente l'estraneità di Paolo rispetto alle accuse addotte come pretesto per la sua deportazione in Italia, non si scorgono segni ne di ammissione da parte magistrati inquirenti del plateale "errore" nè tantomeno la pur minima volontà di applicare, da parte del giudice di sorveglianza, quanto previsto dalla legge a suo favore.
La decisione presa da Paolo è di estrema gravità, abbiamo cercato di dissuaderlo con tutti i mezzi, ma a questo punto non possiamo eludere di assumerci la responsabilità di appoggiarlo senza se e senza ma!
Nelle prossime ore inizieremo una campagna di appoggio che prevede fra l'altro l'invio di mails al centro penitenziario, al giudice di sorveglianza ed ai parlamentari che fanno parte del comitato creato a suo tempo a suo sostegno.
Siamo in attesa di un messaggio personale di Paolo.
Nel frattempo preghiamo di diffondere la notizia con tutti i mezzi a disposizione.
webmaster blackblog
Articolo disponibile per diffusione in formato word, pdf ed html:
1. La preistoria 2. Una parola malcompresa 3. Per non parlare di sconfitta
5. I cicli dellamnistia 6. Iperrealismo della ragione politica 7. Lesempio sudafricano 8. Le correzioni di rotta 9. Il nome della tavola 10. Lorigine dellerrore 11. Parlo per me 12. Attenti ai rischi 13. Un sogno nel cassetto 14. Un gioco al ribasso 15. Non avere fretta 16. Laffaire Izzo 17. Il carcere è criminogeno 18. Ma nessuno è sottouomo 19. Unoffensiva culturale 20. Il Carnevale della storia 21. La maledizione di Giuda 22. Una domanda, per finire |
LUNDI 23 MAI à 18 h / LUNEDÌ 23 MAGGIO ore 18 / LUNES 18 de MAYO 18 horas
Salle D 714 Université La Sorbonne
(entrée : 1 rue Victor Cousin, Paris, 5ème arr.)
Dans le cadre du séminaire "La structure et l'ailleurs"
de Claudine Roméo.
Daniel Bensaïd de l'Université de Paris8, directeur de collection
aux éditions Textuel présentera le livre:
Daniel Bensaïd dell'Università Paris 8, direttore di collana da edizioni Textuel presenterà il libro:
Daniel Bensaïd de la Universidad Paris 8, director decolección en ediciones Textuel presentará el libro:
**EXIL ET CHATIMENT** de Paolo Persichetti qui vient de paraître.
**EXIL ET CHATIMENT** di Paolo Persichetti recentemente pubblicato.
**EXIL ET CHATIMENT** de Paolo Persichetti recientemente publicado.
Segue un dibattito
Sigue un debate
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