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27 janvier 2010 3 27 /01 /janvier /2010 02:03

Cera stato, ricorderete, un invito di Oreste, ma non siamo padroni di noi stessi e facciamo i conti col caso e con l’imponderabile. Anche di questo vive a volte la vita, ed è giusto informarvi: occorre rimandare.


Come avete letto sull’invito, il 23 si presentava a Napoli La memoria e l’oblio di Roberto Silvi, compagno prezioso che se n’è andato via l’anno scorso (una presentazione s’è tenuta ieri poi a Roma e un’altra si farà a Milano il 29 nella sala delle Calusca). Oreste ce lo siamo visti arrivare quando era appena terminato l’intervento suo filmato per l’occasione; s’era pensato di far così, nel caso non ce la facesse a venire di persona, perché si sapeva che si portava appresso uno stillicidio di sanguinamento d’origine gastrica.


Che non stesse bene era chiaro, ma quando l’abbiamo visto, come al solito più ossa che carne, ci ha spaventato per il colorito - era quello d’un lenzuolo fresco di bucato - e l’affanno micidiale che lo prendeva appena si provava a camminare. Stavolta, insomma, non era come al solito. C’era qualcosa di veramente preoccupante e l’abitudine “tattica” di Oreste, che minimizza per non farsi “mettere a riposo”, ha funzionato solo per un poco. Presto s’è capito che non c’era da scherzare.


Ricoverato d’urgenza, è risultata un’anemia micidiale con emoglobina appena superiore al 5 % e i medici hanno avviato un programma di trasfusioni, terapie e accertamenti che costringe Oreste, noi e chiunque tra i compagni volesse partecipare, a soprassedere.


Com’era scritto nell’invito, la festa prevedeva che i convitati accompagnassero Oreste all'Ambassade de France in Palazzo Farnese, dove intendeva consegnare una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy, al fine di rilanciare la richiesta (rivoltagli due mesi fa da un gruppo di persone nella forma di una lettera aperta) di ritornare sulla decisione di estradare Sonia Suder e Christian Gauger.


Non stiamo qui a farvi il riassunto d’una vicenda che già conoscete e che, ad ogni buon conto, potete trovare nei particolari al sito http//stopextraditions.info. Vale la pena, se mai, che chi ne abbia voglia vada a rileggersi la lettera indirizzata a Nicolas Sarkozy, pubblicata peraltro su “Le Monde” il 16 novembre del 2009 e della quale dovrebb'esserci anche la versione italiana. Sinora era pervenuta ai firmatari una risposta del Consigliere Tecnico delle Presidenza della Repubblica francese della quale, con tutta la buona volontà, non si può fare  a meno di rilevare un dato incontrovertibile: non c’è alcun elemento di pertinenza con la vicenda di cui si parlava nella lettera-appello.

Si tratta, piuttosto, di un formulario standard, usato in altra fattispecie e fatto pervenire per errore di natura evidentemente burocratica. Con buona pace di Brecht e della lode al dubbio, stavolta la certezza è legittima: la risposta richiama il noto dialogo: « Dove vai? », « Porto pesci ». E non perché così ci piaccia di pensare, ma concretamente e in punto di diritto. La risposta, infatti, con formula di rito, assicura la presa d’atto e la dovuta attenzione da parte del Presidente della Repubblica francese alla lettera-appello, che gli chiede di tornare sulla decisione di firmare un decreto d’estradizione. E, afferma che il Presidente, per il suo ruolo di garante della separazione dei poteri, non può interferire in alcun modo sul corso della giustizia.


Questa risposta – davvero non c’è dubbio – gira su se stessa: non è, infatti, la Chambre d’accusation che firma i decreti d’estradizione. Essi, per loro natura, sono firmati dal Primo ministro e, d’altra parte, che c’entra con tutto questo la separazione dei poteri? E’ fissato in diritto costituzionale che la Chambre de l’instruction e la Cassazione esprimono giudizi di conformità, ma che la decisione sull’estradizione - che si materializza nella firma di un decreto - è facoltà esclusiva dell’Esecutivo. Potremmo aggiungere, ad abundatiam: il ricorso al Consiglio di Stato contro il decreto è ricorso a un Tribunale amministrativo. Lo dicono i casi Stéefan (1991) e Petrella (2008): revocare un decreto d’estradizione è decisione motu proprio dell’autorità sovrana che l’ha presa, e non comporta nessun conflitto di poteri: semplicemente, viene meno la materia del ricorso.


Con la lentezza dei tempi che l’estrema povertà dei mezzi comporta, i compagni che a Parigi si stanno battendo per Sonia e Christian sulla base di una pratica di solidarietà concreta che rientra nel principio dell’asilo “uno, indivisibile, indiscriminato, per tutti e ciascuno”, stanno rimettendo in moto una campagna a partire dalle necessità di una contro-risposta a quella risposta. L’argomento è incontrovertibile, ma la nostra voce è fragile. La questione centrale posta nella lettera aperta non è eludibile. Un Presidente della Repubblica dichiara « Non è una buona concezione della Giustizia giudicare 32 anni dopo i fatti, una persona che ne ha 76 ». (“Le Figaro” del 15. 10. 2009), Ed è così vero che, al di là di tutto ci chiediamo: come non può non vedere un attentato grave alla sua credibilità il fatto che, in una fattispecie identica (due ultra settantenni ricercati per fatti accaduti 34 anni fa) possano essere estradati per una decisione che, in ultima analisi, è sua? La cosa può anche passare all’inizio sotto silenzio, ma, alla lunga, questa incoerenza non rafforzerà la credibilità di un uomo pubblico.


Il problema è, però, che i Capi di Stato sono per definizione “inaccessibili” rispetto a voci come le nostre e, per questo, Oreste ed alcuni tra noi si era pensato di rendere a Roberto Silvi l’omaggio di “utilizzare” queste presentazioni del suo libro in Italia, costruendo un piccolo “evento” che potesse consentirci di far arrivare al Presidente della repubblica Francese la riproposizione identica della lettera originale, perché senza alcuna possibilità di confutazione si può dire che non è stata data ancora una risposta e che dunque l’attendiamo.


Oreste e alcuni suoi “complici” napoletani vi scrivono per dirvi che naturalmente un compleanno si può rinviare e, perché no?, facciamo la scommessa di festeggiarlo assieme dove meglio si potrà l’anno prossimo. Quanto alla “risposta alla risposta”, essa potrà essere fatta singolarmente o collettivamente. E poiché la lettera inviata a “Le Monde” terminava dicendo che le 22 persone, (“gens sans qualités ni titres particuliers”), erano solo gli iniziatori e che essa restava aperta a chi volesse sottoscriverla, noi proponiamo che chiunque condivida questa battaglia contribuisca a rilanciarla in tutte le forme che saranno possibili e, intanto, aderisca scrivendo al sito http://stopextraditions.info/index.htm, perché la lettera non ha avuto ancora una risposta.


Tempus fugit…

Saluti da Oreste e dai suoi complici napoletani

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