Overblog
Suivre ce blog Administration + Créer mon blog
5 mars 2007 1 05 /03 /mars /2007 12:49
1977-2007 Il filo rosso della sovversione a trent'anni dal '77
Incontro con Oreste Scalzone, Venerdì 9 marzo ore 21
Centro sociale Askatasuna C.so Regina Margherita 47 Torino



Partager cet article
Repost0
4 mars 2007 7 04 /03 /mars /2007 14:50





 




www.rainews24.rai.it
Bologna scontri al corteo contro il Cpt

Verso le 19.30 si e' sciolta la manifestazione contro il Cpt a Bologna. Non ci sono state altre cariche ma i manifestanti hanno bloccato via Mattei (arteria di grande traffico all'estrema periferia) piantando nella sede stradale tre cartelli con scritto 'Pericolo Cpt', 'Basta lager'e 'Attenzione lager a 200 metri'.
 
I manifestanti hanno forato la sede stradale usando martelli pneumatici e murato nel suolo i cartelli sorretti da un palo. Nello scontro precedente erano rimaste lievemente ferite cinque persone.

Durante la carica la Polizia ha bloccato cinque persone che sono state identificate e immediatamente rilasciate dopo una breve trattativa con i manifestanti che chiedevano il rilascio dei fermati per interrompere i tentativi di arrivare di fronte al Cpt.

Sono state oltre 5.000 le persone che hanno partecipato al corteo. Fra loro anche l'ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone.



www.unita.it
In 10mila al corteo no Cpt. Ma finisce con 5 feriti e 7 fermi

Finisce con sei fermi e cinque feriti, a pochi metri dal Centro di permanenza temporanea di via Mattei a Bologna, la manifestazione nazionale indetta dai movimenti per protestare contro le strutture per immigrati irregolari. Stando alle prescrizioni della Questura, i manifestanti - ragazzi dei centri sociali e non solo arrivati in città da tutta Italia - avrebbero dovuto fermarsi al civico 50 di via Mattei. La parte iniziale del corteo però, come annunciato nei giorni precedenti, arrivata davanti al centro verso le 18, ha provato a sfondare il cordone di polizia. La risposta delle forze dell'ordine è stata dura (anche in questo caso come annunciato): gli uomini in divisa hanno risposto con una dura carica, mentre dalle fila dei manifestanti partivano lanci di sassi, bottiglie e fumogeni. Cinque, tre ragazzi e due ragazze, i feriti trasportati in ambulanza al Policlinico Sant’Orsola.

Per loro nasi rotti e contusioni. Sei le persone fermate, e poi subito rilasciate dopo l’identificazione, dalle forze dell’ordine al termine degli scontri. Dopo la carica, il corteo è arretrato. Gran parte dei manifestanti, diecimila per gli organizzatori, circa la metà per la Questura, si sono dispersi mentre dai megafoni i rappresentanti della “linea dura” incitavano a resistere. «La giornata è ancora lunga, siamo qui per arrivare davanti al Cpt» gridava il leader dei disobbedienti bolognesi Gianmarco De Pieri. Poi, al rilascio dei ragazzi fermati, la protesta si è conclusa con un piccolo colpo di teatro: cinque tute blu, munite di martello pneumatico, hanno piantato e cementato in strada tre cartelli con scritto «Pericolo Cpt», «Basta lager» e «Attenzione lager a 200 metri».

La manifestazione era iniziata, pacifica e colorata, in piazza Nettuno verso le 14.30. Dalle finestre del secondo piano di Palazzo d’Accursio, sede del Comune, era comparso uno striscione con la scritta «Aqui estamos. Centri sociali». Tanti i volti noti dell’antagonismo: dal leader disobbediente del Nordest Luca Casarini ad Oreste Scalzone, che poco prima della partenza del corteo si abbandona ad un commosso abbraccio con il fotografo del '77 Tano D’Amico.



www.ilgiornale.it
Claudia B. Solimei

Bombe carta e feriti per liberare i clandestini

L’epilogo si consuma a colpi di manganello a cento metri dal Centro di permanenza temporanea per clandestini di via Mattei, periferia est di Bologna. La prima linea del corteo nazionale dei centri sociali, protetta a testuggine da pannelli di compensato e plexiglas, i volti coperti da fazzoletti e passamontagna, forza la zona rossa imposta dalla Questura. Sulle protezioni con cui si fanno scudo i duri c’è lo slogan della manifestazione: «Chiudere tutti i Cpt. Governo Prodi, giunta Cofferati, vergogna». La polizia e i carabinieri rispondono caricando.
I manifestanti lanciano bombe carta, pietre e bottiglie di vetro ma vengono spinti indietro per un centinaio di metri. Poi agenti e manifestanti restano a fronteggiarsi per almeno un’ora, fino a quando il corteo si scioglie. Non prima, però, di un’altra azione dimostrativa: protetti dai fumogeni rossi e armati di martelli pneumatici, alcuni giovani piantano in mezzo a via Mattei, arteria di grande traffico della città, tre cartelli con scritto «Pericolo Cpt», «Basta lager» e «Attenzione lager a 200 metri». Alla fine dello scontro il bilancio è di cinque giovani identificati, ma subito rilasciati, e di cinque feriti, tutti tra i manifestanti. Ci sono anche due ragazze, che sanguinano vistosamente alla testa e si lamentano cercando di sfilarsi dal parapiglia. Il divieto della Questura di Bologna era stato netto fin dall’inizio: vietato spingersi davanti al Cpt. E fino all’ultimo la Digos, guidata dal vicequestore Vincenzo Ciarambino, ha tentato di mediare, proponendo a una folta delegazione di appendere uno striscione alla struttura. Nulla da fare, però.
I centri sociali, arrivati in città nel primo pomeriggio su treni e pullman da Milano, dal Veneto, da Firenze, dalle Marche e dal resto dell'Emilia, avevano qualcosa da dimostrare: «Con questa manifestazione si apre una fase nuova - annuncia Luca Casarini, leader storico dei Disobbedienti veneti - è finita la gestione creativa di lotta e di governo per quei partiti che per stare al potere si sono rimangiati quello che facevan fino a due anni fa».
Il riferimento è a Rifondazione comunista, ma pure a Verdi e Comunisti italiani, che  per la prima volta non hanno aderito alla manifestazione contro i Cpt. «Meglio così per noi. Li hanno richiamati all’ordine - ironizza Casarini - è finita la farsa». Poi avverte che la rottura non si ricomporrà facilmente: «Prima di tornare a manifestare dovranno spiegare molte cose. È una vergogna avere costruito una fortuna elettorale sfilando contro la guerra e contro i Cpt e poi preferire il potere invece di cambiare le cose». Il movimento antagonista sancisce così l’addio ai partiti della sinistra radicale.
Il corteo, oltre cinquemila persone (per gli organizzatori diecimila), è partito a metà pomeriggio dal cuore di Bologna, piazza Maggiore, e ha sfilato per cinque chilometri fino a via Mattei. Gli slogan erano tutti contro il governo Prodi, accusato di avere tradito le promesse elettorali sul destino dei Cpt, il disegno di legge Amato-Ferrero sull’immigrazione, che non abolirà la detenzione amministrativa dei clandestini, e Sergio Cofferati, «sindaco di destra». La manifestazione è passata a qualche centinaio di metri dalla casa di Romano Prodi, letteralmente blindata da ben undici mezzi della polizia e da un cordone di agenti in tenuta antisommossa. Prima di partire, invece, due «guastatori» erano riusciti a intrufolarsi nel palazzo del Comune e ad appendere a due finestre un lungo striscione con la scritta «A qui estamos». Sotto, in piazza, solo giovani dei centri sociali e le bandiere dei sindacati di base. Nessun poltico nazionale, come il sottosegretario dei Verdi Paolo Cento che in passato non era mai mancato, e pochissimi quelli locali, tra cui il consigliere comunale e movimentista del Prc Valerio Monteventi, reduce dal gran rifiuto al sindaco Cofferati di un posto nella sua giunta: «Sono qui perché la ritengo una battaglia sacrosanta che porto avanti fin dal 1999».

C’era, invece, Oreste Scalzone, l’ex leader di Potere operaio appena rientrato in Italia dopo una lunga latitanza in Francia: «Cofferati? Mi ricorda Lama, che quando si presentò venne respinto come era giusto - spiega -. È passato da sindacalista e contestatore a rappresentante dell’ordine e mi sembra piuttosto squallido».

La7
IN MIGLIAIA A BOLOGNA PER CHIUSURA CPT, ANCHE SCALZONE

Bologna, 3 mar. (Apcom) - Con lo striscione 'Nessun lager sulle nostre terre' è partito intorno alle 16 da piazza Maggiore a Bologna il lungo corteo che raggiungerà il Centro di permanenza temporaneo della città in via Mattei, alla periferia sud-est. Tante le persone arrivate da molte città: Venezia, Firenze, Milano e poi ancora dal Friuli, dalle Marche, da Roma e da Genova. Tra i manifestanti Luca Casarini e, fotografato e abbracciato dai tanti manifestanti, Oreste Scalzone. "Non accettiamo divieti - ha dichiarato Casarini riferendosi proprio alla richiesta avanzata dalla Questura di rimanere ad una distanza di oltre 100 metri dal Cpt -. Credo sia giusto avvicinarci, quelli non sono santuari ma lager. Cercheremo di mettere lo striscione. Siamo qui proprio, e soprattutto, per farci sentire da chi lì dentro è rinchiuso". Secondo il leader dei disobbedienti alla manifestazione partecipano oltre 3mila persone, 1.500 per la Questura.

Ulteriori informazioni riperibili su:
Corriere di Bologna - La Repubblica - Il Manifesto - Resto del Carlino - Liberazione
Partager cet article
Repost0
3 mars 2007 6 03 /03 /mars /2007 03:28
Bologna
Domenica 4 Marzo 2007 dalle ore 20.30 a Vag61

"Il giornale immaginario"
di Oreste Scalzone
2° puntata
Domenica 4 marzo 2007, alle ore 20,30
a Vag 61, via Paolo Fabbri 110
A voce alta, parlando in piedi, in maniera quasi estenuante Oreste Scalzone proporrà un'assemblea/giornale immaginario.


Oreste Scalzone, nel primo incontro del 24 febbraio (una specie di jam session della parola durata più di cinque ore) ha detto che ha ancora tante cose da dire (fino ad ora non si è arrivati nimmeno alla conclusione del preambolo) e, quindi, come aveva promesso, ritornerà da pendolare, come i teatranti con i loro carri o come gli agitatori politici di un tempo e tornerò non per cercare rivalse o regolamenti di conti, ma per dare più decibel a battaglie di libertà.

Io andrò solo, a voce nuda, farò quello che so fare: con un megafono o con le mani a cartoccio, nei teatri, negli squat, nelle università, se mi chiamano, andrò a reclamare libertà. Non farò il pendolare con due cuori (uno in Francia e uno in Italia), ma il girovago, il nomade come i guitti di una volta, farò il "Giornale Immaginario", da Bologna a Parigi passando per Palermo?


Nei locali parigini, in piccoli teatri e in qualche bistrot, in questi anni Oreste Scalzone ha riproposto il suo "Giornale Immaginario", un lungo monologo (anche cantato) accompagnato dal suono della fisarmonica. Oreste è un grande narratore, figlio d'un grande narratore e, forse, è anche un attore mancato. Insomma, un artista della parola, prima ancora d'essere un militante politico e uno degli animatori dei movimenti degli anni sessanta e settanta.

E ha già promesso, che se la cosa interessa, potrà essere a Bologna una volta alla settimana... e non è una minaccia...

 
Partager cet article
Repost0
23 février 2007 5 23 /02 /février /2007 14:11
Sabato 24 febbraio 2007 il Vag61 ospita il "giornale immaginario" di Oreste Scalzone
www.bandieragialla.it
 
Sabato 24 novembre il Vag61 ospita il "giornale immaginario" di Oreste Scalzone, tra i fondatori insieme a Toni Negri di Potere Operaio e Autonomia Operaia, appena rientrato in Italia dopo 27 anni di esilio a Parigi.

Scalzone, come dichiarato appena appresa la notizia della prescrizione dei reati contestatigli in Italia, ha già iniziato a girare l'Italia "da pendolare, come i teatranti con i loro carri o come gli agitatori politici di un tempo, non per cercare rivalse o regolamenti di conti, ma per dare più decibel a battaglie di libertà". Non senza difficoltà: pochi giorni fa la Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza, a Roma, è stata chiusa dal preside nel tentativo di impedire un'assemblea a cui Scalzone era stato invitato.

Deciso a proseguire la sua storia di agitatore politico Scalzone presenterà anche a Bologna la sua assemblea/giornale immaginario, un lungo monologo (anche cantato con l'accompagnamento della sua inseparabile fisarmonica) che negli anni parigini ha attraversato piccoli teatri e bistrot, mettendo in mostra le sue notevoli doti di narratore.
Alle 18,30 al Vag61 di via Paolo Fabbri 110.

Per informazioni
info@vag61.info

www.vag61.info
Partager cet article
Repost0
20 février 2007 2 20 /02 /février /2007 18:52
Di Vincenzo Sparagna

Premesso che considero il viaggio di Oreste Scalzone in Italia un successo che è andato oltre anche le mie (già comunque ottimistiche…) previsioni; premesso altresì che questo pone problemi nuovi, che spero verranno affrontati da tutti i compagni e gli amici con maturità e determinazione, forse è utile una brevissima osservazione sull’intervento di Scalzone nello studio di Sky alla vigilia di Vincenza. Non entro nel merito delle tante cose giuste e importanti dette da Oreste. Vorrei piuttosto sottolineare che la comunicazione televisiva è anche una comunicazione di sguardi, espressioni e caratteri. E, in questo senso, credo che bene abbia fatto Oreste, sia pure entro la misura che sta al di qua della rissa televisiva classica, a far sentire nel finale la sua indignazione per la superficialità e la stupidità sorridente del vicedirettore di Libero. Certe volte il grido, quando viene dal profondo di uno stato d’animo sincero, ha più forza comunicativa della pacatezza.
Dico questo non per invitare Oreste alle escandescenze, visto che una delle sue armi più efficaci è sicuramente il sorriso semplice e buono, ma per invitare tutti a non dare giudizi affrettati o superficiali.
La politica, tra le mille altre cose, è l’arte di convincere.
Partager cet article
Repost0
19 février 2007 1 19 /02 /février /2007 22:39
Comunicato di Oreste Scalzone 19 febbraio 2007

Ero stato invitato oggi, alle ore 20,30, negli studi di Telelombardia, dove avrebbe dovuto aver luogo un dibattito, cui erano invitati il ministro Di Pietro, l’ex ministro Scaiola, il deputato Ignazio La Russa di AN e Ramon Mantovani di Rifondazione Comunista.

Mentre il conduttore poneva le sue prime domande, dalla sala, qualcuno ha gridato “vi pagavano dall’Italia”, alludendo ai rifugiati in Francia. Allora mi sono alzato per invitarlo a ripetere la sua accusa, che egli ha affermato non essere rivolta a me. Ho insistito: “ Dica allora chi pagava chi…”, ma l’uomo ha evitato di rispondere e di fronte a un pubblico sconcertato c’è stata l’interruzione pubblicitaria. Nell’intervallo il conduttore mi ha detto che c’era un ultimatum di Di Pietro: “Lui o io” (probabilmente era imbarazzante per Di Pietro doversi muovere tra un estremista come me e un legionario berlusconiano come Scaiola…).

In ogni caso ho subito dichiarato che sarei uscito io, dopo aver fatto una dichiarazione. Tornati in diretta il conduttore ha però dato prima la parola a Scaiola, che si è lanciato in insulti gratuiti (da querela, ma io non faccio querele…) come assassino (non sono mai neanche stato accusato di ciò) e persona che aveva cercato di non pagare il suo debito con la giustizia (cosa che detta da un amico di Previti e Berlusconi, i quali hanno fatto di tutto per evitare i loro processi e sfuggire a condanne…è alquanto paradossale…). Subito dopo Ramon Mantovani ha replicato, osservando che a mi  ha dato asilo uno stato democratico, quello francese, che aveva compreso il carattere politico dello scontro civile in Italia. Infine ho potuto fare la mia dichiarazione, che riassumo qui in tre punti.

Primo. Rispetto alla manifestazione di Vicenza, avevo martellato per una settimana che non avrei tollerato bandiere bruciate, né slogan tipo 10/100/1000 Nassirya, che considero fenomeni aberranti.
E avevo detto che anche chi avesse voluto proprio tirare dei sassi non doveva certo farlo a Vicenza, vista la evocazione ministeriale di “pericoli” e “scontri”, che sembrava quasi pronosticarli. Ebbene a Vicenza queste cose non si sono viste. Merito mio? No, ma va ricordato che il mio invito a non cadere nella rete degli scontri annunciati l’avevo già lanciato altre volte, come a Bologna nel ’77, dove c’ero e non accadde nulla. E a Genova per 2001, dove non c’ero e accadde quello che accadde.

Secondo. Posso accettare e accetto qualsiasi definizione, anche impropria, come “terrorista”, visto che sempre più spesso le parole vengono usate senza più badare al loro vero significato. Non accetto tuttavia la calunnia e gli insulti gratuiti, da ciò la mia reazione alla frase “vi pagavano”.

Terzo. Ho fatto notare la sfrontatezza di un ex ministro come Scaiola, che dovette lasciare l’incarico per aver definito Marco Biagi “un rompicoglioni paranoico”. Che lui, amico di Berlusconi e Previti, dica a me che “conciono” e che mi sono sottratto alla pena mi pare risibile.

(Preghiamo di dare al comunicato massima diffusione)

Partager cet article
Repost0
18 février 2007 7 18 /02 /février /2007 14:59
(No comment...)

Scalzone ritrova gli ex compagni terroristi.
E i no global lo acclamano come una star

Il Giornale
di Gianluigi Nuzzi - domenica 18 febbraio 2007, 07:00

L’abbraccio più lungo Oreste Scalzone, ex leader di Potere operaio, lo riserva ai terroristi. Vecchi e nuovi. Baci all’ex brigatista rosso Paolo Boschieri, all’amico Mario, altro ex dei Comitati comunisti rivoluzionari oggi nel Social Forum, ai duri e puri di un tempo tra Potere operaio e Autonomia, oggi un po’ attempati che sfilano e che lui incontra lungo il corteo. Come Alfonso Latella, da operaio Fiat organizzò il primo sciopero senza sindacati nello stabilimento automobilistico nel 1968. E alla fine manca solo l’amico Franco, l’ex terrorista di Prima linea che due settimane fa l’ha portato in Italia da Nizza a bordo del camper.
Ma Scalzone, stupirà, è icona soprattutto per i giovani. Seppur ormai sessantenne lo riconoscono in moltissimi, dai 16 anni in su. Un tam tam di passaparola lungo il corteo. Lo applaudono i ventenni no global dei centri sociali di Torino, Bologna e Firenze. Viene invitato negli atenei, «Oreste quando vieni da noi, a insegnarci all’Università?». Lo abbracciano e sostengono per tutto il corteo. Occhi colmi di stima, amore. Un mito, il loro. Fotografie con i telefonini, con le polaroid “usa e getta”. Gigioneggia lui, ma non si sottrae. Firma l’appello dei Carc contro i compagni detenuti. E ancora abbracci. Come ai due ragazzini poco più che ventenni appena usciti dal carcere, in Francia, per dei disordini a una manifestazione contro il precariato a Parigi. Come con il segretario generale della Fiom Giorgio Cremaschi, «Io ti abbraccio in pubblico - si stringe l’ex leader di Potere operaio - ma qui è pieno di giornalisti», e il sindacalista infila la battuta: «Bisogna vedere chi dei due è il terrorista». E Scalzone di rimando gli chiede di portare un’ambasciata al segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani: «Valga la presunzione d’innocenza, ma se tutti questi brigatisti sono iscritti alla Cgil non serve il negazionismo». Cremaschi pragmatico: «È un messaggio per l’amnistia sul terrorismo?», «Certo, a Epifani ripeto le parole di Sant’Agostino: “La saggezza viene dopo tanto dolore”».
Scalzone alza il pugno chiuso solo una volta. Siamo di fronte allo striscione «Fuori i compagni dalle galere» dei duri dell’antagonismo veneto. Del centro sociale Gramigna di Padova, quello coinvolto nelle indagini sulle nuove Br del pm Ilda Boccassini. Disobbedienti che a sorpresa lo contestano: «Fascista, fascista», parte un coretto ma si capisce subito perché. I padovani non vogliono Scalzone vicino alle loro bandiere, «sennò le tv ci inquadrano insieme e poi domattina al lavoro ci licenziano - urla una capa di mezza età dagli occhi infuocati -. Non hai idea di quello che, con queste inchieste giudiziarie, stiamo vivendo». Scalzone sorride sornione. Fiuta esperto le situazioni. Conosce persino uno dei capi dei presunti terroristi arrestati lunedì, Alfredo Davanzo, anche lui mimetizzato a Parigi. «Lo vedevo alle manifestazioni degli esuli, una volta mi ha pure attaccato, “noi siamo operaisti e tu professore...”, mi diceva. Ma l’ho zittito subito».
Che poi sia finita fortunatamente senza incidenti ma solo con un petardo lanciato sulla Questura Scalzone lo aveva messo in conto. «Vi pare che i guerriglieri veri gettino petardi? Ve lo vedete il capo br Mario Moretti lanciarne uno?». E prima che il corteo partisse: «Gli scontri in questo corteo erano troppo annunciati. E non ci saranno. La guerriglia si regge sulla sorpresa e chi la fa per appuntamento è solo un fesso. Come chi grida “10,10,1000 Nassirya” è un frustrato. Ma scusate le Br hanno mai detto “10,100,1000 Aldo Moro”?». Mai. Scalzone saluta e parte per Milano. Lo attendono centri sociali, università e no global. Che ascoltano e applaudono il vecchio leader.
Partager cet article
Repost0
16 février 2007 5 16 /02 /février /2007 16:51
Repubblica
"Oreste Scalzone, ex-leader di Potere Operaio, all'assemblea non autorizzata della facoltà di Lettere di Roma. La sua presenza all'assemblea ha suscitato molte polemiche."

"Uno speciale ringraziamento al preside della facoltà per contribuire con la serrata a fare del meeting notizia di prima pagina  sui  principali quotidiani"
blackblog

(Foto:Omniroma /Agf/Ansa)






Partager cet article
Repost0
16 février 2007 5 16 /02 /février /2007 12:37
Scalzone alla Sapienza, il preside chiude la Facoltà
L’assemblea si doveva tenere per ricordare la contestazione all’ex leader della Cgil Luciano Lama nell’università romana nel giugno del 1977
LA STAMPA -ROMA-

Per un’ora la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma è rimasta chiusa. Era prevista un’assemblea non autorizzata con l’ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone. La decisione è stata presa dal preside della Facoltà di Lettere Guido Pescosolido «ma comunque è stata una scelta collegiale perchè si tratta di una manifestazione non autorizzata», aggiunge il preside spiegando «che non è stata dettata dal timore per la presenza di Scalzone».

L’assemblea, prevista per le ore 10, si doveva tenere per ricordare la contestazione all’ex leader della Cgil Luciano Lama nell’università romana nel giugno del 1977. Sulla porta principale della facoltà un cartello indica che verrà riaperta alle ore 11. L’ingresso è però consentito a chi deve sostenere gli esami.

Al momento, gli studenti hanno attaccato alle sbarre della porta un cartellone con scritto "Col futuro alle spalle per cacciare i fantasmi". L’assemblea con Oreste Scalzone si è spostata davanti al Rettorato dell’Università La Sapienza, proprio davanti alla scalinata e alla statua della Minerva scenario della famosa durissima contestazione al leader della Cgil Luciano Lama nel febbraio di 30 anni fa. Sulla scalinata del rettorato due grandi striscioni, uno che ricalca quello storico del ’77 "Col futuro alle spalle per scacciare i fantasmi", e un altro che recita: "Chi ha paura del ’77?".

Ferma per un'ora l'università dove era previsto un incontro fra gli studenti
e l'ex leader di Potere Operaio

Repubblica
L'incontro per ricordare la contestazione all'ex leader Cgil Lama esattamente trent'anni fa
Assemblea con Scalzone nel giorno di Lama
Roma, il preside chiude la Facoltà di Lettere
La manifestazione non era autorizzata. Si è poi spostata nel piazzale
Assemblea con Scalzone nel giorno di Lama. Roma, il preside chiude la Facoltà di Lettere

ROMA - Chiusa per un'ora la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma dove era prevista un'assemblea non autorizzata con l'ex leader di Potere Operaio Oreste Scalzone nell'anniversario della contestazione del 1977 contro l'ex capo della Cgil Luciano Lama. Sulla porta principale della facoltà un cartello indica che verrà riaperta alle ore 11. L'ingresso è però consentito a chi deve sostenere gli esami. La decisione è stata presa dal preside della Facoltà di Lettere Guido Pescosolido "ma comunque è stata una scelta collegiale perché si tratta di una manifestazione non autorizzata", aggiunge il preside spiegando "che non è stata dettata dal timore per la presenza di Scalzone".

E subito la reazione: non potendosi svolgere nella facoltà, l'assemblea con Scalzone si è spostata davanti al rettorato, proprio davanti alla scalinata ed alla statua di Minerva che trent'anni fa sono stati scenario della famosa, durissima, contestazione al leader della Cgil. Gli studenti hanno attaccato sulla scalinata due grandi striscioni che ricalcano quello storico del '77: "Col futuro alle spalle per scacciare i fantasmi" e "Chi ha paura del '77?"

Scalzone, per anni esule in Francia, solo recentemente è rientrato in Italia. "Spero che questa vicenda spinga la Cgil a ragionare al proprio interno anziché scaricare le responsabilità su una presunta pista parigina" dice commentando gli arresti legati all'indagine sulle Brigate Rosse. "Dobbiamo ricordare che anche per questi arresti c'è la presunzione di innocenza giudiziaria". E su Alfredo Davanzo, come lui esule a Parigi, dice di averlo incontrato una volta, quando aveva l'obbligo di firma, e di averlo visto in manifestazioni sindacali: "Davanzo lavorava come operaio - racconta - io facevo il professore e questo non era molto gradito. Un giorno, infatti, mi fece una battuta proprio sui professori. Una battuta che non apprezzai"

SAPIENZA: L'ASSEMBLEA CON SCALZONE SULLE SCALE DEL RETTORATO
ANSA - ROMA -
Non potendo svolgersi nella Facoltà di Lettere, chiusa dal Preside, l'assemblea con Oreste Scalzone si è spostata davanti al Rettorato dell'Università La Sapienza, proprio davanti alla scalinata e alla statua della Minerva scenario della famosa durissima contestazione al leader della Cgil Luciano Lama nel febbraio di 30 anni fa. Sulla scalinata del rettorato due grandi striscioni, uno che ricalca quello storico del '77 'Col futuro alle spalle per scacciare i fantasmì, e un altro che recita: 'Chi ha paura del '77?'.

La Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma dove era prevista l'assemblea non autorizzata con l'ex leader di Potere Operaio era infatti stata chiusa dal preside della Facoltà di Lettere Guido Pescosolido, che spiega: 'E' stata una scelta collegiale perché si tratta di una manifestazione non autorizzata. Non è stata dettata dal timore per la presenza di Scalzone'.

L'assemblea, prevista per le ore 10, si doveva tenere per ricordare la contestazione all'ex leader della Cgil Luciano Lama nell'università romana nel giugno del 1977. Gli studenti hanno attaccato alle sbarre della porta un cartellone con scritto 'Col futuro alle spalle per cacciare i fantasmi'.

Scalzone: Sognavo di fare il rivoltoso
16 febbraio 2007 alle 11:37 —
Repubblica

È un fiume in piena Oreste Scalzone.

Arriva sul piazzale della Minerva all’università La Sapienza di Roma con il consueto cappotto nero, la sciarpa rossa e il cappello a larghe tese, anche quello nero, e il suo popolo lo acclama. Quando tocca un argomento lo sviscera nelle molteplici sfaccettature intramezzando ogni discorso con citazioni di Camus, Canetti, Shakespeare e naturalmente Marx. Detesta, e non ne fa mistero, il poeta Sanguineti e lo attacca ripetutamente. A chi gli chiede di ricordare quel 16 marzo di 30 anni fa, il 1977, giorno in cui alla Sapienza di Roma venne contestato il leader della Cgil Luciano Lama che fu costretto ad abbandonare la piazza sorride lasciandosi andare a quelli che definisce amarcord.

Avverte però che potrebbe diventare “sentimentale e stucchevole”. Inizia raccontando che da bambino voleva fare il rivoltoso e a chi gli chiede se nella sua vita ha avuto dei ripensamenti dice chiaramente di no anche se ammette di avere “rimorsi e rimpianti”. Precisa che tutto quello che ha fatto è stato affinché altri “ottenessero qualche cosa, una vita migliore, una società più giusta. E se gli si domanda se in questo modo sia stata bruciata una generazione risponde: ”Le generazioni non si bruciano perché c’è un cattivo maestro“. Poi ci si ripensa e aggiunge: ”E poi, quali sono le generazioni che non si bruciano? “.

Partager cet article
Repost0
14 février 2007 3 14 /02 /février /2007 23:07
(ANSA) - ROMA, 13 FEB -

Se trent'anni dopo ci sono ancora persone che vanno in giro utilizzando il nome e l'ideologia delle Brigate Rosse, la responsabilità è della "società politica intera", che non ha saputo concedere un'amnistia pergli anni di piombo, lasciando in vita il "sacrario dei prigionieri politici".

In procinto di tornare a Roma per un dibattito sul '77 e prima di andare a Vicenza per la manifestazione contro la base Usa, Oreste Scalzone, ex leader di Potere Operaio, commenta cosi' gli arresti di 15 presunti terroristi vicini alla 'seconda posizione' delle Br.

Ma l'accusa non è rivolta solo all'intero mondo politico,visto che sette dei 15 arrestati fanno parte della Cgil. "Per anni hanno fatto gli struzzi - dice - e ora si trovano davanti il 'ritorno del rimosso'. Possono reagire in modo perdente o abietto, ma forse possono anche ragionare e fare tesoro di questa dolorosa esperienza, che io conosco bene".

''Innanzitutto - premette Scalzone - c'é la presunzione d'innocenza. Io l'ho applicata ad Andreotti e Previti e dunque vale anche in questo caso. E anche se uno si é dichiarato prigioniero politico, ciò non può sostituirsi ad una sentenza passata in giudicato". Secondo gli investigatori però sono evidenti i legami tra iBr di allora e quelli di oggi, almeno con quelli della seconda posizione. L'ex leader di Potop la vede in maniera diversa."C'e una continuità tra le vecchie e le nuove Br - spiega - ed é il rifiuto di concedere un'amnistia che cancelli il 'sacrario' dei prigionieri politici. La responsabilità per cui le vecchie Br tracimano in quelle nuove è della societàpolitica intera". "Scommetto - aggiunge - che se dei giovani vogliono spaccare tutto vanno a ricercare un'identità nelle Br,ciò dipende dal fatto che qualcuno non ha voluto l'amnistia".Forse, è la sua conclusione, "se non ci fosse il sacrario dei prigionieri politici i giovani spaccherebbero comunque qualcosa,come accade nelle banlieues parigine, però non andrebbero a cercare questo filo rosso". E dunque, "se volevano tagliare questo cordone ombelicale avrebbero dovuto fare un'aministia".

Ma quand'anche fosse stata fatto un provvedimento generalizzato di clemenza, sostiene Scalzone, si tratta comunque di fenomeni che "possono comunque avvenire". "Anche quando fosse dimenticato l'ultimo ricordo delle Br - dice infatti -bisogna sapere che queste cose possono avvenire perché c'é una società che genera 'mostri'. Basta guardare cosa è successo a Catania per una partita di calcio. Cose mostruose, ma tutti continuano a dire 'scoviamo i mostri' e nessuno a chiedersi il perché e il per come si creano questi mostri".

Una riflessione che dovrebbe fare anche la Cgil che, come il Pci, "hanno sempre reagito con esorcismi e con un'esportazionedel lutto". "Sì - afferma Scalzone - , potrebbe essere un'occasione per una macchina sociale come la Cgil per guardarsi dentro e ragionare su fenomeni che nascono nel ventre della società". Io, prosegue l'ex leader di Potere Operaio, tornato libero dopo che i reati per i quali è stato condannato a 16 anni di carcere sono caduti in prescrizione, "sono una pulce che dice delle cose all'elefante.

Ma all' elefante converrebbe convincersi che stavolta non c'é più spazio per buttarla in propaganda, perché la propaganda, come le bugie, ha le gambe corte e se la sostituisci al pensiero prima o poi sono dolori".

Quanto agli arrestati, Scalzone ha detto di conoscere Davanzo, considerato uno dei leader e ideologo e di averlo incontrato più volte a Parigi. "L'ho incontrato a manifestazioni di tutti i tipi, da quelle per i prigionieri politici a quelle per i sans papier, e questo mi ha fatto subito simpatia. Aveva l'aria del proletario e operaista".   L'ultima battuta è di nuovo per la classe politica e per la 'sinistra ufficiale'. "Dopo il caso Biagi fu lanciata una fantomatica pista francese, che poi è finita nel nulla. Forse perché si temeva che potesse succedere quello che è successoieri?".
Matteo Guidelli


(ANSA) - PARIGI, 13 FEB -
BASE USA VICENZA: SCALZONE, SE BRUCIANO BANDIERE ME NE VADO           

''Mi hanno invitato alla manifestazione di Vicenza ed io accetto l' invito. Sento montare preoccupazioni per l' 'incendiario' in arrivo. Se dovessero esserci sassaiole o simili, indipendentemente dal mio giudizio, io resterei. Ma se dovessi vedere una o qualche bandiera
bruciata, presumibilmente israeliana o americana, non potrei che aiutarla a spegnerla o in caso estremo ad andarmene''.A parlare e' l' ex leader di Potere Operaio, Oreste Scalzone, ora in giro per l' Italia.
''Potrei concepire infatti - aggiunge - l' incendio delle bandiere di tutti gli stati o anche
l' incendio della 'sua'
bandiera da parte di un obiettore, disertore''.
Scalzone ha letto quella dichiarazione del presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, - ''e' mancata solo la voce di Oreste Scalzone nell' appello alla marcia dell' odio contro gli
Stati Uniti d' America'' - e non ci sta.''Se Galan avesse detto - spiega l' ex leader di Potop - che
mancava solo quell' incendiario di Scalzone, se mi chiamasse addirittura terrorista io la riterrei una deformazione radicale ma ci sono abituato. Potrei discuterne, ma non me ne sentirei
violentato''.
''Avevo 13 anni - aggiunge Scalzone - quando Carlo Farini, medaglia d' oro della resistenza, deputato comunista, mi disse, e ancora lo ricordo: non si dice “i tedeschi”, anche ce ne fosse
solo uno che non era nazista, si dice “i nazisti, gli hitleriani”, o “il Partito operaio nazional-socialista”, come si chiamava''. ''E' da allora - osserva - che nel mio personale
politically correct non ho mai detto, né scritto, tantomeno in Potere Operaio, anche nelle fasi di più acceso insurrezionalismo, frasi che attribuissero ad un gruppo umano il fatto di essere per essenza migliore o peggiore di un altro''.
''Abbiamo fatto la guerra - ricorda - a dei rapporti sociali, a dei sistemi, anche a ruoli e figure, ma non abbiamo mai pensato che potessimo essere antiamericani, o antitedeschi, o antiebraici antiarabi, e cosi' via. So che la mia risposta potra' dare vertigini e dispiaceri a compagni che mi vogliono bene e che sono vittime della regressione e dell' impoverimento
addirittura del vocabolario, di fatto imposto anche solo nei 30 anni che intercorrono fra il '77 ed oggi'''.
''Non e' certo per buonismo o umanesimo che dico che non posso considerare sottouomo - sottolinea l 'ex leader di Potere Operaio - neanche il peggior nemico e neanche l' SS nel momento in cui stiamo combattendo a morte. Se lo facessi di colpo introietterei la sua logica e le concederei la vittoria. Mi viene da piangere sul fatto che ci siamo lasciati ridurre ad una
condizione per cui dire questo o ascoltarlo può scatenare uno psicodramma passionale fra compagni''.
Scalzone annuncia che, se necessario, ripetera' questo ragionamento al Meeting sul '77 che si terrà venerdì prossimo all' Università di Roma. ''Dirò: qualsiasi cosa ne pensiate e vogliate dirmi, non fate finte di non averlo ascoltato. Oggi io sono questo. Non posso lasciarmi prendere per un altro e dunque ditemi voi se preferite che io venga oppure no, con voi, a Vicenza''. (ANSA).

Le dichiarazioni riportate nei lanci Ansa qui pubblicati, valgano come sintesi "funzionale" nell' attesa di riprendere ed approfodire, appena possibile, le questioni sollevate.

Partager cet article
Repost0

Archivio