Incontro con Oreste Scalzone, Venerdì 9 marzo ore 21
Centro sociale Askatasuna C.so Regina Margherita 47 Torino
Alla costituzione di un movimento antipenale potremmo andarci non con una identità definita ma con un discorso comune autonomo, quello che io definisco comunauta.
Proposta – per riprendere ancora Foucault – contro la razionalità dell’economico, dello statale, della società del lavoro. Spieghiamoci, confutiamoci, contestiamoci,
ricomprendiamoci, incontriamoci, combattiamoci pure, ma anche amnistiamoci. Dimostriamo che è possibile combinare il ricordo e l’oblio mentre adesso si arriva ad una microfisica delle
guerre sante, l’uno contro l’altro. La risposta, Canetti, è ancora nel vento: avremo finito di uccidere quando gli esseri umani saranno liberi come uccelli e fraterni come uno
stormo.
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"Il giornale immaginario"
di Oreste Scalzone
2° puntata
Domenica 4 marzo 2007, alle ore 20,30
a Vag 61, via Paolo Fabbri 110
A voce alta, parlando in piedi, in maniera quasi estenuante Oreste Scalzone proporrà un'assemblea/giornale immaginario.
Oreste Scalzone, nel primo incontro del 24 febbraio (una specie di jam session della parola durata più di cinque ore) ha detto che ha ancora tante cose da dire (fino ad ora non si è arrivati nimmeno alla conclusione del preambolo) e, quindi, come aveva promesso, ritornerà da pendolare, come i teatranti con i loro carri o come gli agitatori politici di un tempo e tornerò non per cercare rivalse o regolamenti di conti, ma per dare più decibel a battaglie di libertà.
Io andrò solo, a voce nuda, farò quello che so fare: con un megafono o con le mani a cartoccio, nei teatri, negli squat, nelle università, se mi chiamano, andrò a reclamare libertà. Non farò il pendolare con due cuori (uno in Francia e uno in Italia), ma il girovago, il nomade come i guitti di una volta, farò il "Giornale Immaginario", da Bologna a Parigi passando per Palermo?
Nei locali parigini, in piccoli teatri e in qualche bistrot, in questi anni Oreste Scalzone ha riproposto il suo "Giornale Immaginario", un lungo monologo (anche cantato) accompagnato dal suono della fisarmonica. Oreste è un grande narratore, figlio d'un grande narratore e, forse, è anche un attore mancato. Insomma, un artista della parola, prima ancora d'essere un militante politico e uno degli animatori dei movimenti degli anni sessanta e settanta.
E ha già promesso, che se la cosa interessa, potrà essere a Bologna una volta alla settimana... e non è una minaccia...